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c o m m e n t o |
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ardore esca de la tua niente, Segnata bene de l’eterna stampa; cioè de la carità del lo Spirito Santo, che è eterno et è forma che dà essere ad ogni perfetta carità; sì come la stampa dà essere a la 1 figura ch’ella fa. E tollie via uno dubbio che potrebbe nascere ne la mente del lettore, cioè: Tu ài detto di sopra che li beati veggiano ogni nostro desiderio 2, come dice Beatrice che elli dica, che non dè essere bisogno? Et a tollier questo dubbio, dice: Non; dico che tu, Dante, dichi, dice Beatrice, per che nostra cognoscenzia cresca Per tuo parlare: imperò ch’ella non cresce in noi, che quello cognosciamo noi beati, poi ch’ài parlato, del tuo concetto che prima, ma perchè t’ausi; cioè ma io tel dico, perchè t’avezzi, A dir la sete; cioè a dire lo desiderio tuo, sicchè l’om ti mesca; cioè ti sazi l’appetito e lo desiderio, come sazia la sete colui che mesce lo bere a chi à sete. Et è qui da notare questa moralità che, benchè Iddio vegga lo nostro desiderio buono, non sempre l’adempie: imperò che vuole che noi l’esprimiamo co la bocca, acciò che noi creature nell’addimandare ci cognosciamo subiette al creatore, siccome dice l’Evangelio: Petite, et accipietis; e però finge l’autore che Beatrice dica a Dante le parole dette di sopra; e che lo terzo avo suo, benchè vedesse lo suo desiderio, nollo dichiarava perchè voleva che mostrasse umilità nell’addimandare. Ma Beatrice non aspetta che Dante dimandi a lei, perch’ella significa la grazia d’Iddio preveniente, la quale viene senza essere dimandata: imperò che Iddio la dà per sua bontà e cortesia.
C. XVII — v. 13-30 in questi sei ternari lo nostro autore finge com’elli, confortato da Beatrice, parlò a messer Cacciaguida dimandando d’esser certificato del dubbio, che aveva di quello che aveva udito dire contra sè, che fu detto nel principio di questo canto, dicendo così. O cara pietra mia; ritiene lo parlare di sopra, quando disse: Ben supplico io a te, vivo topazio, Che questa gioia preziosa ingemmi, dove è lo colore che si chiama permutazione e così usa qui ancora, chiamando lo detto spirito pietra: imperò che come pietra preziosa ne la corona, o nella cintola, è posta per adornamento; così era posto lo detto spirito ne la croce di Marte, che sì; cioè lo quale per sì fatto modo, t’insusi; cioè t’inalzi in su in verso Iddio: questo è verbo 3 preponiale fatto dall’autore iusta lo vulgarc, Che, come veggion le terrene menti; cioè le menti umane, che sono in terra, Non capere in triangol due ottusi; triangulo è una figura in
- ↑ C. M. ad ogni figura
- ↑ C. M. desiderio, come dice Beatrice che gli dica che dè essere bisogno imperò che lo spirito beato vede lo suo desiderio? Et a tollere
- ↑ C. M. verbo prepoliare finto dall’autore secondo lo vulgare — ; Nel Codice Laurenziano n. 16 sta preposizionale, e così appunto qui è da leggere. E.