52Ella sorrise alquanto, e poi: S’ ell’ erra1
L’ opinion, mi disse, dei mortali,
Dove chiave di senso non disserra,2
55Certo non ti dovrien punger li strali3 4
D’ ammirazion omai: dirieto a’ sensi5
Vedi che la ragione à corte l’ ali.
58Ma dimmi quel che tu da te ne pensi.
Et io: Ciò che n’ appar quassù diverso,
Credo che ’l fanno i corpi rari e densi.
61Ed ella: Certo assai vedrai sommerso
Nel falso il creder tuo, se bene ascolti
L’ argomentar ch’ io li farò avverso.
64La spera ottava vi dimostra molti6
Lumi, li quali nel quale e nel quanto
Notar si posson per diversi volti.
67Se raro e denso ciò facesser tanto,
Una sola virtù serebbe in tutti
Più e men distributa, et altrettanto.
70Virtù diverse esser convegnon frutti
Dei princìpi formali; e quei, fuor ch’ uno,
Seguitereno a tua ragion destrutti.7
73Ancor se raro fusse di quel bruno
Cagion che tu dimandi, od oltre in parte
Fora di sua materia sì digiuno
76Esto Pianeto; o sì come comparte
Lo grasso e ’l magro un corpo, così questo
Nel suo volume cangerebbe carte.
- ↑ v. 52. C. A. S’ egli erra
- ↑ v. 54. C. A. senno
- ↑ v. 55. C. A. dovria punger gli
- ↑ v. 55. Dovrien; risulta dalla terza singolare dovrie terminata in e, affin di pareggiarla agli altri tempi del congiuntivo; io ame, teme ec. E.
- ↑ v. 56. C. A. poi dietro
- ↑ v. 64. C. A. ne dimostra
- ↑ v. 72. C. A. Seguiterieno