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482 | p a r a d i s o xvi. | [v. 124-135] |
rentare colli Uberti, cioè pilliare una de le loro figliuole per donna, quelli delli Uberti non volevano consentire, perchè non pareva loro onorevile parentado; ma poi lo padre de la iovana pure la diede, e però dice, Che; cioè lo quale Donato, poi il suocer; cioè lo padre de la iovana, lo fe; cioè fece lui, cioè Donato, accettandolo per genero contra la loro voluntà, lor parente: imperò che, datali la figliuola diventò affine delli Uberti. Li Uberti furno grandi gentili uomini cittadini di Fiorenza e venneno de la Mangna, et abitano 1 nel sesto di San Piero Scheraggio: li Cavicciuoli e li Donati credo che fussono una schiatta, et abitorno nel sesto di porta Sampiero. Già era Caponsacco: cioè al tempo mio, dice messer Cacciaguida: questi discese di Fiesoli e fu principio de la schiatta detta Caponsacchi, et abitorno nel sesto di porta Sanpiero in Mercato Vecchio; e però dice, nel mercato: però che si puose in Mercato Vecchio, Disceso giù di Fiesuli; questo dice, perchè Fiesoli era in sul monte, e però Disceso, e già era; cioè al tempo mio, Buon cittadino Giuda; questo è quello, unde furno detti i Giudi, che abitorno in el sesto di Sanpiero Scheraggio, et Infangato; questo è quello, unde sono detti l’Infangati, che furno ancora grandi e nobili cittadini; e però dice lo detto spirito che già al tempo suo erano buoni cittadini. Seguita.
C. XVI — v. 124-135. In questi quattro ternari lo nostro autore finge che messer Cacciaguida, continuando lo suo parlare, racconti de li altri onorevili cittadini che al suo tempo furno in Fiorenza, dicendo cosi: Io; cioè Cacciaguida, dirò; cioè a te Dante, cosa incredibile e vera; cioè che non parrà da credere; ma pure fia vera. Nel picciol cerchio; cioè de le mura di Fiorenza, innanti che si crescesse la città, s’intrava per porta; cioè per una porta, Che; cioè la quale porta, si nomava; cioè si nominava la porta peruzza; e però dice: da quei de la Pera; cioè de’ Peruzzi, li quali furno grandi cittadini, abitanti in su quella porta nel sesto di Sanpiero Scheraggio. Ciascun; cioè cittadino di Fiorenza, che de la bella insegna porta; cioè del giglio ad oro nel campo azurro, Del gran barone; cioè del re Carlo primo, che fece morire santo Tomaso d’Aquino 2, come fu detto ne la seconda cantica nel canto xx, il cui nome; cioè lo nome del quale, e ’l cui pregio; cioè e lo pregio del quale, La festa di Tomaso; cioè la festa di santo Tomaso, dottore novello d’Aquino, che si fa ogni anno, riconforta; questo dice per lo contrario: imperò che quella festa riconforta lo suo biasimo e la sua vergogna e confusione, Da esso; cioè dal re Carlo primo, ebbe milizia; cioè che fu fatto cavalieri per lui, e privilegio: imperò che fu privilegiato da lui di qualche dignità; e così mostra che facesse molti gentili uo-