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p a r a d i s o xvi. |
[v. 1-9] |
lità de l’anima nobilita lo corpo; così la viltà dell’anima rende vile lo corpo. E però secondo l’anima l’uno uomo avanza l’altro in gentilezza; secondo lo corpo, no: imperò che tutti siamo pari; e però dice Boezio nel iii della Consolazione Filosofica: Si primordia vestra, Authoremque Deum spectes, Nullus degener extat, Ni vitiis peiora fovens, Proprium deserat ortum. Et è da notare che la nobilità animale nobilita lo corpo; ma non e converso, e la nobilità de l’anima è grande, secondo la virtù che la nobilita; ma quella del corpo è piccula: imperò che non dura, se non quanto è coniunto coll’anima che lo vegeta e vivifica; e perchè ’l sangue è sedia dell’anima vegetativa, però dice 1: La nobilità, se mansione propria debbe avere nel corpo, averla nel sangue; e per questo: imperò che del sangue si crea lo feto nel ventre de la madre, si dice: Questi è del nobil sangue, quando è nato di gentile uomo. Et è anco da notare che la nobilità animale mai non si trasfunde dal generante nel generato: imperò che Iddio la dà per sua grazia ad ogni anima che elli crea, e conservala a chi elli vuole; ma la corporale, che sta nel 2 sangue, sì, de la quale dice Boezio nel preallegato luogo: Videtur namque nobilitas esse quaedam laus de meritis veniens parentum. Ma quella dell’anima si può dire che sia una eccellenzia contratta per nascimento e conservata con virtù, c l’autore nostro 3 non parlante di questa; ma dell’altra: imperò che di quella parla et intende lo vulgo, dice: O poca nostra nobiltà di sangue; la quale bene è poca per la ragione predetta; e bene dice di sangue; a differenza dell’animale, quella del sangue sempre àe principio da maggiori generanti; ma quella dell’anima àe origine da Dio, prima quando genera l’anima pura e netta et abile a le virtù, e poi quando per grazia la conserva in essa, e da l’uomo quando per sua libertà d’arbitrio tale grazia accetta, e di questa disse Iuvenale: Nobilitas sola atque unica virtus; e però l’autore dice, quasi meravigliandosi d’essa che, ben che sia poca; pur muove l’animo a gloriarsi, et adiunge: Se gloriar dite la gente fai; cioè nominarsi e lodarsi di te, nobilità di sangue, Quaggiù; cioè nel mondo, dove era l’autore quando questo scrisse, dove; cioè nel qual mondo; l’affetto nostro langue; cioè lo desiderio nostro umano infermasi e corrompesi per le cose mondane, che tirano la nostra sensualità, Mirabil cosa non mi serà mai; cioè a me Dante non serà
- ↑ C. M. si dice: Se la nobilità dè avere mansione propria nel corpo, averla nel sangue; e perchè del sangue
- ↑ C. M. nel sangue si trasfonde, e di quella dice
- ↑ C. M. nostro, parlando della corporale secondo che parla lo vulgo, dice le parole ditte di sopra: O poca: bene è poca: però che breve tempo dura, nostra nobiltà; cioè di noi omini che ci reputiamo nobili, di sangue: questo dice, a differenzia