Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
464 | p a r a d i s o |
130Da esso ebbe milizia e privilegio,
Avvegna che col popul si rauni
Oggi colui che la fascia col fregio.
133Già eran Gualterotti et Importuni
Et anco seria Borgo più quieto,
Se di nuovi vicin fusser digiuni.
136La casa, di che parla il vostro fleto1
Per lo iusto disdegno che v’ à morti,
E posto fine al vostro viver lieto,
139Era onorata essa e i suoi consorti.2
O Buondalmonte, quanto mal fuggisti3
Le nozze sue per li altrui conforti!
142Molti sarebber lieti, che son tristi,
Se Dio t’avesse conceduto ad Ema
La prima volta ch’ a città venisti.
145Ma conveniasi a quella pietra scema,
Che guarda ’l ponte, che Fiorenza fesse
Vittima in su la sua pace postrema.4
148Con queste genti, e con altre con esse
Vidd’io Firenze in sì fatto riposo,5
Che non avea cagion, unde piangesse.
151Con queste genti vidd’io glorioso
Et iusto ’l popul suo tanto, che ’l giglio6
Non era in asta mai posto a ritroso,7
154Nè per division fatto vermiglio.
- ↑ v. 136. C. A. donde nacque il
- ↑ v. 139. C. A. Era inorata
- ↑ v. 140. C. A. Buondelmonte.
- ↑ v. 147. C. A. nella sua
- ↑ v. 149. C.M. C.A. Fiorenza
- ↑ v. 152. C. A. E giusto il popol
- ↑ v. 153. C.A. era ad asta