103Grand’era già la colonna del Vaio,
Sacchetti, Giochi, Fifanti, e Barucci,1
E Galli, e quei che arrossan per lo staio.
106Lo ceppo, di che nacquero i Calfucci,
Già era grande, e già erano tratti
A le carole Sizi et Arrigucci.
109O quali io viddi quei che son disfatti
Per lor superbia! e le palle dell’oro
Fiorian Fiorenze in tutti suoi gran fatti.
112Così facean li padri di coloro,
Che, sempre che la vostra Chiesa vaca,
Si fanno grassi stando a consistoro.2
115La tracotata schiatta, che s’indraca3
Dietro a chi fugge; ma a chi mostra ’l dente,4
O ver la borsa, come agnel si placa,
118Gia venia su; ma di piccola gente,
Sicchè non piacque a li Liberti Donato,5
Che poi il suocer lo fe lor parente.6
121Già era Caponsacco nel mercato
Disceso giù di Fiesuli, e già era
Buon cittadino Giuda, et Infangato.
124Io dirò cosa incredibile e vera:
Nel picciol cerchio s’intrava per porta,
Che si nomava da quei de la Pera.
127Ciascun, che de la bella insegna porta
Del gran barone, il cui nome e ’l cui pregio
La festa di Tomaso riconforta,
- ↑ v. 104. C. A. Giuochi, Sifanti
- ↑ v. 114. C. A. concestoro.
- ↑ v. 115. C. A. L’oltracotata
- ↑ v. 116. C. A. ed a chi mostra
- ↑ v. 119. C. A. ad Ubertin
- ↑ v. 120. C. A. fusse suo parente.