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c a n t o   xvi. 461   

49Ma la cittadinanza, ch’è or mista
     Di Campi e di Certaldo e di Fighine,1
     Pura vediasi nell’ultimo artista.2
52O quanto fora mellio esser vicine
     Quelle genti che io dico, et al Galluzzo,
     Et a Trespiano aver nostro confine,
55Ch’averli dentro, e sostener lo puzzo
     Del villan da Gullion, di quel da Signa,3
     Che già per barattar à rocchio aguzzo!
58Se la gente, ch’al mondo più traligna,
     Non fusse stata a Cesari noverca;
     Ma come madre al suo figliuol benigna,
61Tal fatto è fiorentino, e cambia e merca,4
     Che si serebbe volto a Semifonti
     Là, dove andava l’avolo a la cerca.
64Seriesi Montemurlo ancor dei Conti,5 6
     Seriensi i Cerchi nel pivier da Crone,7
     E forse in Valdigrieve i Buondalmonti.8
67Sempre la confusion de le persone
     Principio fu del mal de le cittade,
     Come del vostro il cibo che s’appone.
70E cieco toro più avaccio cade,
     Che cieco agnello; e molte volte tallia
     Più e mellio una che le cinque spade.
73Se tu riguardi Luni et Urbisallia,
     Come sono ite, e come se ne vanno
     Di rieto ad esse Chiusi e Sinigallia,

  1. v. 50. C. A. Figghine;
  2. v. 51. C. A. vedeasi
  3. v. 56. C. A. d’Aguglion,
  4. v. 61. C. A. Fatto è tal
  5. v. 64. C. A. Sariesi
  6. v. 64. Seriesi: si serie, terminate in e per uniformità agli altri tempi, anche le voci singolari dell’ imperfetto del congiuntivo. E.
  7. v. 65. C. A. Sarien i Cerchi nel pivier d’Acone,
  8. v. 66. C. A. Bondelmonti.