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p a r a d i s o xv. |
[v. 37-48] |
da Dio con mezzo; ma le cose create da lui senza mezzo e lo creatore Iddio non può perfettamente comprendere, nè l’operazioni ch’elli fa senza mezzo. Noi non possiamo intendere perfettamente che cosa iddio ene, nè che cosa sia la luce e che fu la prima materia, nè che cosa è l’umana anima, perchè sono cose fatte immediatamente da Dio, se non quanto Iddio n’à volsuto rivelare alli amici suoi; ma de li elementi e de le cose elementate bene ànno compreso li Filosofi col loro ingegno quello che sono. Però disse quello libello 1, che si legge ai fanciulli ne la scuola: Mitte arcana Dei coelumque inquirere quid sit: Cum sis mortalis, quœ sunt mortalia cura. Adunqua che fu quello che lo beato spirito disse, che Dante finge che non intendesse, per dare ammaestramento a noi che noi non ci stendiamo più 2, che allo intelletto umano sia possibile? Fu la predestinazione d’Iddio, de la quale nessuno può rendere vera ragione nè intenderla, perchè lo nostro intelletto non adiunge a comprendere la providenzia d’Iddio. E la cagione, per che non vi giuuge l’umano intelletto, si è perchè non siamo capaci de la divina intelligenzia; e però pare a noi che la predestinazione contradica a la libertà de l’arbitrio, unde molti errori occorreno ne le menti umane; e però farebbe bene l’uomo di queste cose non parlare nè pensare, e chiamarsi vinto dall’altezza de la materia, siccome fa in questa parte l’autore nostro. E che questo sia quello, di che 3 l’autore intese, comprendesi per lo detto di sopra, quando disse: O sangue mio, o grazia di sopra mandata, a cui fu mai due volte aperta la porta del cielo, siccome a te, Dante! Unde possiamo intendere e pensare che lo beato spirito di ciò rendesse ragione, secondo la fizione dell’autore, la quale per noi non si può intendere: imperò che l’uomo direbbe: Perchè a Dante Iddio à dato questa grazia 4 più che ad uno altro? E se dicesse: Per li meriti de la sua virtù, si risponderebbe: E con ciò sia cosa che nessuno possa avere virtù senza la grazia d’Iddio, perchè Iddio diede quella grazia più a lui che ad uno altro? A che si conviene rispondere, por non andare più là: Perchè li piacque e volse; perchè più oltra non possiamo comprendere. E questa fizione àe fatto l’autore, per mostrare che li beati spiriti vedono et intendono in Dio ogni cosa. E quando l’arco dell’ardente affetto; cioè lo fervore de l’ardente sua carità, che aveva in Dio, Fu sì sfogato; commendando la sua provvidenzia e la sua predestinazione, secondo che per li beati debbiamo pensare che si vegga et intenda; e però dice: Quando lo fervore in ciò dire fu sì mostrato fuore co le parole a ciò
- ↑ Libello; libretto alla guisa de’ Latini. E.
- ↑ C. M. più alto che
- ↑ C. M. di che l’autore si comprende
- ↑ C. M. questa grazia dicessi: Per li meriti