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[v. 1-12] | c o m m e n t o | 437 |
però che prima dimostra come lo detto spirito descese dal destro corno della detta croce, che elli àe finto essere nel corpo di Marte, al piè a parlare con lui, e come lo invitò che elli parlasse; ne la seconda come, avuto licenzia da Beatrice, incominciò a parlare con lui, et incominciasi quine: Io mi volsi a Beatrice ec. La prima, che sarà la prima lezione, si divide tutta in cinque parti: imperò che prima finge come quelli beati spiriti, che si rappresentavano in quella croce che detta è, puoseno silenzio al 1 suo canto per parlamentare con Dante; ne la seconda, come uno di quelli beati spiriti trascorse per la croce del corno destro al piè, per parlare con lui, et incominciasi quine: Quale per li seren ec.; ne la terza finge come quella ombra il fece grazioso cenno, e come si rivolse a lui et a Beatrice, et incominciasi quine: Sì pia l’ombra ec.; ne la quarta finge come quello spirito incominciò a parlare con lui. et incominciasi quine: Inde ad udire ec.; ne la quinta finge come poi quello spirito continuando la sua orazione, indusse lui a dimandare, et incominciasi quine: E seguio ec. Divisa adunqua la lezione, ora è da vedere l’esposizione del testo coll’allegorie e moralitadi.
C. XV — v1-12. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come quelli beati spiriti, che si rappresentavano in Marte che prima cantavano, tacettono per dare a lui vollia di pregare loro; et adiunge invezione contra li amatori de le cose mondane, dicendo così prima: Benigna voluntà; cioè la voluntà buona, che desidera e vuole lo bene, in che; cioè nella quale, si liqua 2; cioè si manifesta: questo è vocabulo grammaticale, che 3 viene a dire quello che detto è, Sempre l’amor; cioè l’amore diritto, santo e buono sempre si manifesta ne la buona voluntà, che drittamente spira; cioè lo quale dirittamente mette dentro nell’anima e nella mente li buoni e diritti pensieri, e voluntadi, Come cupidità; cioè come l’amore disordinato, fa; cioè 4 manifesta, ne l’iniqua; cioè ne la ria voluntà; e fa l’autore similitudine per contrarie cose, dicendo che, come ne la buona voluntà si manifesta l’ordinato e perfetto amore; così ne la ria voluntà si dimostra lo disornato 5 et imperfetto amore, lo quale l’autore chiama cupidità, Silenzio; cioè tacimento, puose; cioè la benigna voluntà che vuole sempre bene, a quella dolce lira; cioè a quello dolce canto, che cantavano li beati spiriti detti di sopra: lira è istrumento di corde che si nomina chitarra, che toccata suona, e però si pone qui per quelli beati, che lodando Iddio, rendevano lo suono, e per lo canto dolcissimo, secondo la congrega-