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[v. 103-111] | c o m m e n t o | 425 |
sto punto, la memoria mia vince lo ’ngegno: imperò ch’io mi ricordo bene che rappresentava quel segno e quel che vi risplendea; ma lo ingegno non sa, trovare esemplo degno; a manifestare sì grande cosa, quanto fu la croce di Cristo e la passione sua; e però dice: Che ’n quella Croce; cioè che era in Marte, lampeggiava; cioè risplendeva a modo d’uno lampo, Cristo; cioè si rappresentavano li grandi benefi ci che fece Cristo nostro Salvatore a l’umana natura, sostenendo morte e pena gravissima in sul legno della croce per ricomprarla da la servitù del dimonio, sicchè quella fu la vittoria che Cristo acquistò combattendo per noi in sul campo de la croce; e però l’autore nostro volendo parlare dei combattitori per la fede, che si rappresentano in Marte, bene fece incominciando da Cristo: imperò che la vittoria àe dato efficacia a tutti li altri combattitori, Sicch’io; cioè per la qual cosa io Dante, non so trovare esemplo degno; cioè a tanta cosa, quanta fu quella di Cristo, non si può trovare esemplo bastevile; e però se io non esemplifico, m’abbia lo lettore scusato; ma per questo può comprendere, perchè l’autore àe figurato in Marte lo segno della croce. Ma chi prende sua croce; cioè ma colui che piglia la sua battallia e prende a combattere co li detti tre avversari, secondo che dice santo Matteo, cap. x: Si quis vult venire post me, abneget semetipsum, et tollat crucem suam et sequatur me; e però dice: e segue Cristo: imperò che colui, che dà la vita sua per l’amore di Cristo e sostegna ogni pena per amore di lui, colui vedrà di quanta eccellenzia fu la croce di Cristo e scuserà mi se io non ò dato esemplo di quella: imperò che non si trova esemplo che a quella adiunga: imperò ch’ella avanza ogni altra cosa, e però dice: Ancor mi scuserà di quel ch’io lasso; cioè ancora scuserà me d’avere lassato di darne esemplo, Vedendo ’n quell’albor balenar Cristo; cioè vedendo che quelli, che splendette in quello arbor de la croce, fu Cristo che fu Iddio et omo di tanta perfezione, che non è lingua che ’l possa dire nè cuore che ’l possa pensare. Di corno in corno; cioè dal destro al sinistro corno, e da la cima; cioè da la sommità de la croce, al basso; cioè a la parte ima de la croce, Si movean lumi; cioè beati spiriti a modo di lumi rilucenti, scintillando forte; cioè gittando fulgori, Nel congiungersi ’nsieme; cioè quando si coniungevano insieme, e nel trapasso; cioè quando si trapassavano 1 per carità et amore, che avea l’uno in verso l’altro, e gittavano splendore.
C. XIV — v. 112-126. In questi cinque ternari lo nostro autore descrive per una similitudine come erano fatte l’anime, che elli finge che gli apparissono nel corpo di Marte; e quel ch’elli finge
- ↑ C. M. trapassavano e questo faceano per