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c a n t o   xiv. 409   

22Cosi all’orazion pronta e devota
     Li santi cerchi mostrar nuova gioia
     Nel torneare e ne la mira nota.1
25Qual si lamenta perchè qui si muoia
     Per viver colassù, non vidde quive
     Lo refrigerio de l’eterna ploia.
28Quell’uno e du’ e tre che sempre vive,
     E regna sempre in tre e due et uno,
     Non circuscritto, e tutto circuscrive,
31Tre volte era cantato da ciascuno
     Di quelli spirti con tal melodia,
     Ch’ad ogni merto saria iusto muno.
34Et io udi’ ne la voce più dia2
     Del minor cerchio una voce modesta,
     Forsi qual fu dell’Angelo a Maria,
37Risponder: Quanto fi’ lunga la festa3
     Di paradiso, tanto il nostro amore
     Sì raggerà dintorno a cotal vesta.4
40La sua chiarezza seguirà l’ardore,5
     L’ardor la visione, e quella tanta,6
     Quant’à di grazia sopra suo valore.
43Come la carne gloriosa e santa
     Fi’ rivestita, la nostra persona
     Più grata fi’ per esser tutta quanta;
46Per che s’ accrescerà ciò che ne dona
     Di gratuito lume il Sommo Bene,
     Lume ch’a lui veder ne condiziona;
49Onde la vision crescer convene,
     Crescer l’ardor che da quella s’accende,
     Crescer lo raggio che da esso vene.

  1. v. 24. C. A. mera nota.
  2. v. 34. C. A. nella luce
  3. v. 37. C. A. fia
  4. v. 39. C. A. d’intorno con tal
  5. v. 40. C. A. seguita
  6. v. 41. C. A. è tanta,