[v. 94-108] |
c o m m e n t o |
29 |
era, la cagione del suono e del grande lume, la quale li fu fatta da Beatrice in poche parole, dicendoli sorridendo; cioè ch’elli non era in terra, com’elli credea; ma era inalzato suso al cielo della Luna; per la qual cosa cognobbe le cagioni che prima non cognosceva. Ora elli si trovò preso da uno nuovo dubio; cioè com’elli, che era corpo grave, potesse montare e passare li corpi leggeri; cioè la spera dell’aire e quella del fuoco, e venuto al globo de la Luna, dicendo: S’io; cioè se io Dante, fui disvestito; cioè spolliato, del primo dubbio; cioè che era la cagione del suono e del lume, Per le sorrise parolette brevi; cioè per le parole di Beatrice, le quali disse brevemente sorridendo della simplicità e glossezza 1 del falso pensieri di Dante, che si credea essere in terra et elli era montato suso al globo della Luna, e però sentia lo suono de’ Cieli e vedeva lo grande lume del corpo lunare, Dentro ad un nuovo; cioè dubbio, più fui irretito; cioè preso et impacciato io Dante, come è presa et impacciata la fiera dentro alla rete, o l’uccello; et ecco che muove lo dubbio: E dissi; cioè Dante a Beatrice: Già contento requievi; cioè io Dante, già contento del mio dubio, requievi; cioè mi sono riposato nel mio pensieri e nella mia mente, Di grande ammirazion; si dè rendere a quello contento, quasi dicesse: Io m’era già riposato contento di quelle grandi meraviglie, ch’io mi facea prima, del suono e del lume, ma ora ammiro; cioè mi maraviglio io Dante, Com’ io trascenda; cioè com’io trapassi montando, questi corpi levi; cioè dell’aire primo, poi de l’etere, poi del fuoco: con ciò sia cosa ch’io sia corporale e sia grave, e di natura delle cose gravi è lo scendere e non lo montare, e però me ne maraviglio. Et aggiugne ora la risposta di Beatrice, dicendo: Ond’ella; cioè onde ella, cioè per la qual cosa ella, cioè Beatrice, appresso d’un pio sospiro; quasi dica: Prima sospirò pietosamente avendo compassione all’errore di Dante et alla sua ignoranzia, come la madre inverso del figliuolo quando dice le coso stolte, Li occhi; cioè suoi 2 Beatrice, drizzò ver me; cioè in verso me Dante; e questo dirizzare delli occhi fu dare ad intendere lo intelletto letterale et allegorico della Santa Scrittura alla mente di Dante, con quel sembiante; cioè con quello atto, cioè turbato un poco, Che; cioè lo quale, madre fa sovra ’l figliuol deliro; cioè stolto: delirare è dal solco della verità uscire, come esce lo bue del solco quando impazza e non è obbediente al giogo. Et aggiunge la dichiaragione ch’elli finge che facesse Beatrice, la quale fece elli e cavolla della Santa Scrittura, e però finge che la faccia Beatrice, dicendo: E cominciò; cioè Beatrice: Le cose tutte quante; parla Beatrice
- ↑ Glossezza; grossezza, come si pronunzia specialmente dal popolo pisano, il quale muta facilmente codeste due lettere liquide. E.
- ↑ C. M. cioè di