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rito de la passione di Cristo nel cospetto d’Iddio, Quantunqua a la natura umana lece Aver del lume; cioè tanto quanto di sapere e del lume intellettuale è licito a l’umana natura d'avere secondo natura tutto fusse infuso; cioè messo nel petto d’Adam e di Cristo, Da quel valor; cioè da quella potenzia infinita divina che è attributa 1 al Padre, che; cioè la qual potenzia, l’uno e l’altro fece; cioè fece Adam e Cristo, E però ammiri; cioè tu, Dante, ti meravigli, a ciò, ch’io dissi suso; cioè io Tomaso d'Aquino di sopra nel canto x, Quando narrai; cioè io Tomaso, che non ebbe ’l secondo; cioè la quinta luce, cioè Salomone, non ebbe pari a sè in sapere quando disse, che A veder tanto non surse ’l secondo; e però dice: Il ben; cioè l’anima beata di Salomone, che; cioè lo quale bene, ne la quinta luce è chiuso; cioè ne la quinta chiarità de lo splendore era fasciato: però che finse che fusse lo quinto da lui, sicchè per le parole dette si comprende che santo Tomaso dicesse a Dante: Tu credi che Adam e Cristo avessono cioe 2 di perfezione, che può avere l’umana natura: dunque come dice che la quinta luce non ebbe ’l segondo, che furno questi due più perfetti uomini di lui? E di costoro non si debbe intendere che fussono in quella quinta luce, e così manifesta santo Tomaso a Dante lo dubbio ch’elli aveva senza che Dante l’esprimesse; e questo finge l’autore, come è stato detto, per mostrare che ogni cosa vedono li beati in Dio, nel quale riluce ogni cosa siccome in uno specchio, eziandio li pensieri delli uomini.
C. XIII — v. 49-66. In questi sei ternari lo nostro autore finge che santo Tomaso incominciasse a solvere lo dubbio proposto di sopra, dicendo così: Or; cioè avale tu, Dante, apri li occhi; cioè de la ragione e dello intelletto, a quel ch’io; cioè Tomaso, ti rispondo; cioè al tuo dubbio, E vedrai ’l tuo creder; cioè, tu Dante, vedrai quello che tu credi, cioè che Adam e Cristo avessono tanto di perfezione, quanto può avere l’umana natura, e ’l mio dire; cioè che la quinta luce, cioè Salomone vidde tanto, che A veder tanto non surse ’l secondo— , Nel vero farsi; cioè contenersi dentro dal vero amenduni questi due ditti, cioè lo tuo e lo mio, come centro in tondo; cioè come si contiene lo centro dentro al tondo, cioè dal suo cerchio, cioè da la sua circunferenzia. Ciò che non muore; cioè li angeli, li cieli e la prima materia e l’anime umane, e ciò che può morire; cioè le cose elementate e materiate, Non è se non splendor di quella idea: idea è forma, o vero ragione stabile et incommutabile de le cose che non sono anco formate, e per questo è eterna l’idea e sempre à sè in uno medesimo modo, perchè si contiene ne la divina mente e