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p a r a d i s o xiii. |
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così s’accordasse l’uno coll’altro, Et avrà; cioè colui che arà così imaginato, quasi l’ombra; cioè l’apparenzia, lo segno, de la vera Costellazion; cioè di quella costellazione che si chiama Corona: imperò che quello segno è spattabile 1 d’alquante stelle e stanno in tondo come corona quasi, com’è detto, e de la doppia danza; cioè del doppio ballo 2 de’beati spiriti, de’ quali à detto di sopra e dirà ancora, Che; cioè la quale doppia dansa, circulava; cioè intorneava come circuili due, il punto; cioè lo centro del corpo solare, dov’io; cioè nel quale io Dante, era; cioè Beatrice, come è stato detto di sopra. E però lo lettore può comprendere che l’autore à voluto dimostrare con questa fizione poetica ch’elli fusse astrologo, dimostrando ch’elli sapeva quelle quindici stelle del primo grado, e ch’elli sapeva lo corno e lo carro de la tramontana e lo segno, o vero costellazione che si chiama, Corona. Et oltra questo volse dare ad intendere l’allegoria, o vero moralità, che io ò toccalo di sopra fingendo che questi beati spiriti si rappresentino nel corpo solare intorno al centro et intorno a Beatrice, che significa la santa Teologia: imperò ch’elli, quando fece questa opera, n’era studioso: imperò che tutti furno studiosi de la santa Teologia; e finge che quelli dodici primi fussono più presso, perchè furno più profondi in scienzia e più eccellenti che li secondi dodici ne la santa Teologia; e che l’uno serto risplenda ne l’altro, significa che la dottrina delli uni è stato dichiaramento della dottrina delli altri, et e converso; e che si muovino ad uno modo e che posino ad uno modo, significa che uno principio et uno fine mosse l’uno e l’altro collegio a trattare de la santa Teologia 3; cioè per piacere a Dio, mossi da carità d’Iddio e del prossimo. Et oltra ciò debbe sapere lo lettore che l’autore àe usato qui una figura che pone Dottrinale, che si chiama omophrosis, la quale si pone quando si spone quello che è ignoto per quello che è altresì ignoto, o più: imperò che, volendo dare ad intendere al lettore come stavano li due serti, àe indutto la similitudine della costellazione, che si chiama Corona, che è più ignota al lettore, dicendo ch’elli finga et imagini che si faccia de le quindici e quattordici stelle, ben che non sia così; la quale cosa è molto straniera dalli omini vulgari che leggeno questa opera; e però, se i’ non ò sodisfatto a la intenzione loro, ciascuno mi perdoni che io non ò potuto mellio dare ad intenderlo. Et àe introdutto l’autore a parlare santo Tomaso prima, e poi maestro Bonaventura da Bagnoreo, et àe fatto continuare molto lo parlare: imperò che ’l detto pianeto àe a dare influenzia de l’elocuzione, sicchè conveniente e verisimile fizione è stata fatta da l’autore, e così introducerà ancora (l) (a) (8) [v.
- ↑ C. M. spettabile
- ↑ C. M. doppio circulo de’
- ↑ C. M. santa Scrittura;