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sua, A quietarmi; cioè a farmi riposare, l’animo; cioè mio, commosso; dice Dante di sè, Prima ch’a dimandar; cioè me Dante quel ch’io avea, E cominciò; cioè Beatrice a parlare: Tu stesso ti fai grosso Col falso imaginar; quasi dica: Tu vuoi sapere le cagioni del suono che odi, e del gran lume che vedi; delle quali cose le cagioni ti sono non note, perchè tu imagini quel che non è: tu imagini d’essere in terra, e però non vedi che sia cagione del suono e del lume: e tu non se’ in terra; ma se’ montato suso presso al cielo della Luna. E, se questo avessi imaginato che è vero, non ti sarebbono state ignote le cagioni del suono e del lume: imperò che da te stesso aresti pensato che la cagione del suono è lo rotamento dei Cieli, e la cagione del lume è lo corpo della Luna; e però dice: sì che non vedi; cioè tu, Dante, Ciò che vedresti; tu, Dante, se l’avessi scosso; cioè essere in terra. Ma fulgure, fuggendo ’l primo sito; cioè lo primo suo luogo, nella quale figura che è la seconda regione dell’ aire infino al principio della terza, come è stato dimostrato nel processo della seconda cantica, lo movimento del quale è violento: imperò che fulgore è vapore secco acceso, e la natura del fuoco è montare, e niente di meno per lo forte impeto che à dalle nebbie, o vero nugoli che si stringono insieme e premello 1 fuora in giuso, viene in verso la terra così velocemente, e però facendo similitudine dal descendimento del lampo al montamento di Dante nella velocità, dice: Non corse; cioè lo fulgore e lo lampo, partendosi dal luogo dove prima si genera e dall’altezza dove la natura del fuoco dè stare e l’altezza 2, non si può fuggire se non si viene a basso; e però dice lo testo, fuggendo ’l primo sito, s’intende, venendo in giù non andò mai tanto veloce, come tu; cioè Dante corri, cioè velocemente monti, che ad esso; cioè al tuo primo sito, riedi; cioè torni. Et in questo parlar si comprende che ’l montamento dell’autore, figurato da lui, fu secondo la mente e non secondo lo corpo: imperò che lo sito dell’anima umana è in cielo, e lo sito del corpo è in terra; unde dicendo che Dante torni al primo suo sito, cioè al primo suo luogo dovuto a lui per natura: imperò che sito è luogo dovuto alla cosa per natura, s’intende 3, secondo l’anima che si può levare in alto infine a Dio, dove è lo primo suo sito, e levasi in uno atamo tanto presta 4, che mai non fu cosa che montasse tanto presta: lo pensieri umano vola in uno istante in ogni lato. E per questo ch’è detto sono chiare le cagioni del suono e del lume.
C. I — v. 94-108. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come, avuta la dichiaragione dello dubio detto di sopra; cioè che