19Et avrà quasi l’ombra de la vera1
Costellazion e de la doppia danza,
Che circulava il punto, dov’io era.
22Poi che tanto di là da nostra usanza,2
Quanto di là dal muover de la Chiana
Si muove ’l Ciel che tutti gli altri avanza,
25Lì si cantò non Bacco, non Peana;
Ma tre Persone in divina natura,
Et in una persona essa e l’umana.
28Compiè ’l cantor al volger sua misura,
Et attesarsi a noi que’ santi lumi,3
Felicitando sè di cura in cura.
31Ruppe ’l silenzio nei concordi numi
Possa la luce, in che mirabil vita
Del poverel d’Iddio narrata fùmi.
34E disse: Quando l’una pallia è trita,
Quando la sua semenza è già riposta,
A batter l’altra dolce amor m’invita.
37Tu credi che nel petto, onde la costa
Si trasse per formar la bella guancia,
Il cui palato a tutto ’l mondo gosta,
40Et in quel, che forato da la lancia,
E possa e prima tanto satisfece,4
Che d’ogni colpa vince la bilancia,
43Quantunqua a la natura umana lece
Aver del lume, tutto fusse infuso
Da quel valor che l’uno e l’altro fece;
46E però ammiri a ciò ch’io dissi suso,
Quando narrai, che non ebbe ’l secondo5
il ben che ne la quinta luce è chiuso.
- ↑ v. 19. C. A. Ed avrai
- ↑ v. 22. C. A. Poi ch’è tanto di là
- ↑ v. 29. C. A. attesersi
- ↑ v. 41. C. A. E prima e poscia tanto soddisfece,
- ↑ v. 47. C. A. ebbe secondo