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380 | p a r a d i s o xii. | [v. 141-145] |
e scrisse molte cose e tra l’altro fece una opera molto notabile della durazione del mondo e disse le cose che dovevano in quel mezzo avvenire; e secondo che si truova scritto disse al re di Francia et al re d’Inghilterra, quando andavano a vincere l’infideli, essendo a vernare a Messina di Sicilia, che eglino non acquisterebbono niente: imperò che non erano anco venuti a lo tempo d’acquistare Ierusalem, e così addivenne; e però dice l’autore di lui: Di spirito profetico dotato: imperò che li fu conceduto da Dio spirito di profezia, interpretando et esponendo le Scritture sante.
C. XII — v. 142-145. In questo uno ternario et uno versetto lo nostro autore finge che maestro Bonaventura manifestasse la cagione che ’l mosse a parlare di santo Domenico, e dice che fu lo parlare fatto prima da santo Tomaso di santo Francesco, dicendo così: Ad inveggiar; cioè a manifestare e lodare, et è 1 parlare lombardo, cotanto paladino; cioè sì grande paladino, come fu santo Domenico che veramente si può chiamare paladino di Cristo: imperò che come furno dodici conti di palazzo del re Carlo Magno a combattere con lui per la santa Chiesa, che si doverebbono chiamare palatini, come dice la Grammatica comites palatini; ma lo vulgare li chiama paladini; così fu santo Francesco e santo Domenico novellamente 2 a combattere per la fede contra ’l mondo, contra la carne e contra lo dimonio, Mi mosse; cioè mosse me Bonaventura, la ’nfiammata cortesia; cioè l’ardente carità, che àe mostrato santo Tomaso in verso santo Francesco, lodando la sua vita e santità; e dice cortesia: imperò che cortesia è dire bene d’altrui, Di fra Tomaso: imperò che frate Tomaso fu quello, che l’autore introdusse nel 3 precedente canto a parlare di santo Francesco e poi dei frati predicatori, come qui in questo canto àe introdutto maestro Bonaventura da Bagnoreo a parlare di santo Domenico e de’frati minori, e ’l discreto latino: imperò che molto discretamente fu introdutto santo Tomaso a parlare di santo Francesco, prima dicendo eccellentemente le sue virtù 4, e poi con discrezione riprese li suoi frati predicatori, E mosse meco questa compagnia; dice maestro Bonaventura a Dante et a Beatrice che non solamente santo Tomaso mosse lui a dire de le virtù di santo Domenico; ma eziandio con lui mosse tutta questa compagnia di quelli dodici, che l’autore àe finto che fussono con lui non senza cagione; ma per dare ad intendere che tutti li sopradetti undici dottori erano stati studiati da lui e veduti da lui, e da loro avea appreso, e così da’ suo’ frati Illuminato et Augustino della loro santità. E qui finisce lo canto xii, et incominciasi lo xiii canto.