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[v. 61-72] | c o m m e n t o | 369 |
ch’ella vedeva nella fronte di santo Domenico una stella che illuminava tutto lo mondo, la quale figurava che la dottrina di santo Domenico e de’ suoi frati dovea essere lume di tutta la cristianità, e di tutti gli omini che a la fede si volessono convertire. E perchè fusse; cioè santo Domenico tale in nome, quale era costrutto; cioè chente era ordinato da Dio, che fusse ini opera, Quinci; cioè da questa cagione, si mosse Spirito; cioè si mosse spirazione divina, discesa nel padre e ne la madre, a nomarlo; cioè a nominarlo, Del possessivo; cioè del nome possessivo, di cui; cioè di colui del quale, era tutto; cioè santo Domenico fu nominato per ispirazione divina Domenico, che è nome possessivo che si deriva da questo nome dominus, secondo che dice lo Grammatico; e viene a dire dominicus, cosa del Signore, e così Domenico omo del Signore, cioè Iddio: imperò che d’Iddio fu tutto. Et ecco che ’l dichiara: Domenico fu detto; cioè uomo del Signore, d’Iddio, come dimostrorno le sue opere, et io; cioè frate Bonaventura, ne parlo Sì come de l’agricola; cioè siccome del lavoratore del campo, cioè della cristiana congregazione, che; cioè lo quale, Cristo; cioè lo nostro Salvatore, Elesse all’orto suo; cioè della Chiesa santa, per aiutarlo; cioè per aiutare la santa Chiesa, acciò che crescesse e non mancasse, come era incominciato a mancare per le sette degli eretici che erano levate, le quali santo Domenico confutò co le sue ragionevili disputazioni, et estirpò e divelse li loro errori dell’orto della Chiesa, come fa lo buono agricola quando bene coltiva e netta lo suo campo. E qui finisce la prima lezione del canto xii, et incominciasi la seconda.
Ben parve messo ec. Questa ene la seconda lezione del canto xii, ne la quale lo nostro autore finge come maestro Bonaventura, seguitando lo suo ragionamento della perfezione di santo Domenico infine a la morte sua successivamente 1, discende poi a riprensione dei suoi frati minori, siccome finse l’autore che santo Tomaso descendesse a riprensione dei suoi frati predicatori. E dividesi tutta in sei parti: imperò che prima finge come maestro Bonaventura, ragionando di santo Domenico, disse della perfetta carità che ebbe in verso Iddio et in verso lo prossimo; nella seconda, come infiammato de la carità del prossimo dimandò dal papa licenzia di potere confutare li eretici, et incominciasi quine: Et a la sede ec.; nella terzia parte dimostra come convinse li eretici e come fece religione nella quale santamente moritte, et incominciasi quine: Poi con dottrina ec.; nella quarta finge l’autore come maestro Bonaventura, finito lo parlamento de la vita santa di santo Domenico, intrò a parlamento 2 dei suoi frati minori, et incominciasi quine: Se tal fu l’una ec.; nella