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c o m m e n t o |
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cezza del canto ch’elli sentì e dal grande lume ch’elli vidde, e come li venne grande disiderio di sapere la cagione del suono e del lume, dicendo cosi: Amor, che governi il Ciel; questo è lo Spirito Santo al quale l’autore parla, e lui chiama manifestando la sua trasformazione la quale si fece dallo Spirito Santo lo quale col suo lume ci trasforma, e tutto lo cielo governa: imperò che ogni cielo si muove intorno a Dio sì come l’amante intorno alla cosa amata, e questo amore, per lo quale le cose si muoveno, da lui; cioè dallo Spirito Santo, è creato e da lui è inspirato. Parla ora l’autore sì come tornato al mondo quando elli scrisse questo, e però dice: S’io; cioè Dante, era quel sol; cioè allora che io ebbi questa meditazione, che; cioè lo quale sole, Tu creasti Novellamente, di me; cioè quando tu mi trasformasti di fuori prima e poi lo sentitti d’entro; cioè che prima sopravenne la Grazia Divina in me e poi la sentitti, Tu il sai; cioè tu, Spirito Santo, che col tuo lume; cioè imperò che col tuo lume, mi levasti; tu, Santo Spirito, quasi dica: Se io era fatto Sole, e se io fui levato quando ebbi questa fantasia; la qual cosa mostra che fusse per quello che io udii e viddi e che dichiarò poi Beatrice, tu, Santo Spirito, lo sai che ne fusti operatore col lume tuo che mettesti nella mia mente; e questo dice perchè così credo che fusse in lui, o se non fu, elli lo finse, perchè così adivene ai santi uomini quando sono rapiti nelle loro contemplazioni. Et ora dice che, poi ch’elli fu così trasumanato e levato come àe detto di sopra, elli fu ratto da una dolcezza di suono ch’elli uditte da Dio. Quando la rota; cioè la cumulazione e la revoluzione di tutta la natura, non che dei Cieli, che; cioè la quale, tu Desiderato; cioè Spirito Santo amato, come dice lo Filosofo, sempiterni; cioè in sempiterno fa’ girare, a sè; cioè a sè rota raguardare e considerare, mi fece atteso; cioè me Dante, Coll’ armonia; cioè col dolce canto, che; cioè la quale armonia, temperi; cioè reduci a temperamento, e discerni; cioè e dividi, e benchè secondo la lettera dica de la revoluzione dei Cieli, allegoricamente si può intendere di tutta la natura naturata. Diceno li Filosofi che li Cieli tutti si girano dal primo mobile in giù, e questi sono nove; cioè lo primo mobile e l’ottava spera e li sette pianeti, et ànno vari movimenti e differenti intanto che’l primo è più veloce che nessuno altro, et in ventiquattro ore fa la sua revoluzione da oriente ad occidente, e da occidente a oriente; e l’ottava spera è tardissima tanto che in cento anni va un grado che sono 360 gradi, dunqua in 36 milliaia d’anni fa la sua revoluzione e falla per contrario al primo mobile, cioè da l’occidente in verso l’oriente e così fanno li pianeti; ma non sono sì tardi nel suo movimento e però si spacciano più tosto: ecco Saturno fa lo suo giro in trenta anni, Iove in 22 anni,