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348 | p a r a d i s o xi. | [v. 106-117] |
cioè Soldano; e dice superba: imperò che con grande pompa et apparato stava, Predicò Cristo; cioè santo Francesco manifestò al Soldano et a chi era nella sua presenzia Cristo nostro Salvatore essere colui che avea ricomperato l’umana generazione del peccato del primo uomo, e come era figliuolo d’Iddio, e l’altre cose della nostra fede, e li altri; cioè santi martiri, che ’l seguirò; cioè che seguitorno lui, cioè Cristo sostenendo passioni e morte per predicare et affermare la fede cristiana e così lo predicò al popolo; ma perchè niuno si convertiva, se ne tornò, e però dice: E per trovare a conversione acerba Troppo la gente; cioè e perch’elli trovò troppo duri quelli Saraini a convertirsi, e per non stare indarno; cioè e per non stare quine indarno et invano, Tornossi; cioè santo Francesco in Italia a convertire quelli d’Italia al servigio d’Iddio, e però dice: al frutto de l’italica erba; cioè a fare fruttificare l’erba d’Italia, cioè li cristiani d’Italia, li quali benchè fussono cristiani non seguitavano la via dell’Evangelio di Cristo come seguiva santo Francesco e li suoi frati, e così erano come erba che non fa frutto; ma santo Francesco co li suoi frati, co la loro vita esemplare, co le loro prediche molti trasseno da la mondana vita e ridusseno a spirituale.
C. XI — v. 106-117. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come santo Tommaso, seguitando lo suo ragionamento di santo Francesco, disse come ricevette le stimate, e come poi vissuto con esse due anni rendette l’anima a Dio, dicendo così: Nel crudo sasso; cioè nel monte della Verna, tra Tever et Arno; cioè tra questi due fiumi, cioè Tevere che va a Roma, et Arno che va a Pisa, et esceno del monte Faltorona 1 di Casentino, l’uno dall’uno lato, e l’altro dall’altro: imperò che la Verna è monte che viene situato tra questi due fiumi molto aspro, et evvi uno sasso spiccato dal monte molto aspro nel quale non si poteva passare senza ponte, et in su questo sasso era ad orare santo Francesco la notte che Cristo gli apparve in figura d’un Serafino, e tutto lo monte de la Verna illuminò più che se fusse lo Sole, e coi raggi che scittono da le mani, dai piedi e dal costato di questo Serafino furno percossi li piedi e le mani e lo costato di santo Francesco, sicchè vi rimase una piaga che sempre gittava sangue, e ne le mani e ne’ piedi uno nervo che passava dall’uno lato a l’altro, sicchè dal lato dentro della mano e così in su li piedi era come uno cappello d’aguto 2, e dall’altra parte ritorcea in verso la mano e lo piede spiccato dall’altra carne tanto, che vi capea lo dito tra la mano e la piegatura del nerbo, e toccando l’una parte si dimenava l’altra; e però dice: prese Da Cristo l’ultimo sigillo; cioè poi che ebbe preso da Cristo,