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[v. 13-27] | c o m m e n t o | 337 |
secondo l’allegoria, intellettualmente, Cotanto; quanto dimostrato òne, gloriosamente accolto; cioè stretto con tanta gloria a considerare d’esso cielo. E qui finisce la invettiva sua, e ritorna a sua materia. Seguita.
C. XI — v. 13-27. In questi cinque ternari lo nostro autore tornato a la materia finge che santo Tomaso d’Aquino, lo quale introdusse a parlare nel precedente canto, incominciasse anco a parlare e manifestasse a lui li dubbi, che esso Dante aveva ne la mente che li erano nati per le parole dette di sopra da lui e questi dubbi solverà di sotto nel canto xiii. Dice dunqua così: Poi che ciascuno; cioè di quelli dodici beati spiriti, che io contai di sopra girati intorno a noi, fu tornato ne lo Punto del cerchio; lo quale avevano fatto intorno a noi, in che; cioè nel quale punto, avanti s’era; cioè innanzi, quando parlò l’altra volta lo detto santo Tomaso, Fermassi; cioè ciascheduno dei detti spiriti; et adiunge la similitudine: come a candellier candelo; cioè come si ferma lo candelo al candelieri; e questa è vera e conveniente similitudine: imperò che, secondo che finge l’autore, eglino erano girati intorno a Beatrice che figura la Santa Scrittura, la quale fu insegnata da Cristo nelli Evangeli et inspirata da Dio nei Santi, che l’anno produtta fuora nelle loro opere e libri che ànno composti dichiarando li Evangeli, siccome sono stati li maggiori Dottori. E questi sono stati li maggiori Dottori, e questi detti di sopra; li minori Dottori, anno sposto e dichiarato li maggiori, sì ch’ellino sono come candelo che illumina, et ella è come candelieri che è illuminata e dichiarata da questi illuminanti l’intelletti dei più grossi che non la intendeano; e per tanto ben si coviene la detta similitudine. Et io; cioè Dante, senti’ dentro a quella lumera; dentro cioè, perch’elli finge che l’anima beata stia dentro nello splendore Vestita e fasciata da esso, Che pria; cioè prima, m’avea parlato; cioè a me Dante, cioè santo Tomaso d’Aquino; e ponsi qui lo continente per lo contenuto: imperò che la lumera non aveva parlato a Dante; ma lo spirito beato contenuto in essa, sorridendo; finge l’autore che santo Tomaso sorridesse: imperò che ’l savio non ride apertamente della ignoranzia del men savio, quando non è periculosa; ma ridene un poco, e così finge che facesse santo Tomaso, Incominciar; cioè a parlare, facendosi più mera; cioè diventando ella, cioè quella luce, più pura: già è detto che questa luce figura la carità, sicchè quanto cresce la carità, tanto cresce la luce nei beati, Così; cioè per sì fatto modo incominciare a parlare, sentita io Dante la detta luce, come si dirà ora, cioè, com’io; cioè come io Tomaso, del suo raggio; cioè del raggio d’Iddio, risplendo; cioè a te Dante: imperò che la luce, che mi fa splendida, viene da Dio, Sì; cioè per così fatto modo, riguardando; cioè io Tomaso, ne la luce eterna; cioè