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c o m m e n t o |
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ritornò a parlare fermatosi lo loro girare, et incominciasi quine: Poi che ciascuno ec.; nella terza finge come intrò a parlare dei sopradetti due ordini, et incominciasi quine: La Providenzia, ec.; nella quarta finge come propriamente parlò di santo Francesco, et incominciasi quine: Intra Tupino ec.; nella quinta finge come santo Tomaso dicesse del rinunzio, che santo Francesco fece dinanti al vescovo d’Ascesi, dell’eredità paterna e dei beni mondani, et incominciasi quine: Non era ancor ec.; nella sesta finge come santo Tomaso seguendo disse della povertà che santo Francesco elesse per sua sposa, et incominciasi quine: Questa, privata ec. Divisa la lezione, ora è da vedere lo testo co l’esposizioni litterali, allegoriche e morali.
C. XI — v. 1-12. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come1, finita la diciaria di santo Tomaso e tornatisi quelli 12 beati spiriti denominati di sopra alla loro circuizione, elli procedendo ne la materia fece per intrata a questo canto una invettiva contro li uomini mondani, riprendendoli del decidono dei beni mondani transitori e mutevili, dimostrando nove differenzie d’esercizi ai quali si danno gli uomini che sono nel mondo, credendosi quine trovar beato lo suo fine a che intendono, dicendo cosi: O insensata cura; cioè o sollicitudine senza sentimento, cioè di ragione: li sentimenti apprendono e ministrano a la ragione, et ella iudica sopra le cose apprese secondo che li sentimenti alcuna volta ministrano, et alcuna volta secondo ch’ella l’intende, e però si può ingannare e può essere ingannata. Puòsi anco dire: O insensata cura; cioè o cura e sollicitudine stolta, insensata; cioè senza senso, dei mortali; cioè degli uomini che sono mortali, e però 2 desiderano le cose mortali, Quanto son difettivi sillogismi; cioè defettuosi argomenti: sillogismo è argomento che fa fede della cosa dubbiosa, Quei; cioè quelli, che ti fanno; cioè te cura degli uomini, in basso batter l’ali; cioè del desiderio l’impeti e li movimenti: come l’ali portano gli uccelli; cosi l’impeto e lo movimento del desiderio portano noi ad operare; e le nostre opere, a che s’induce lo nostro desiderio, sono basse: imperò che sono terrene e mondane, et imperò che in esse cose s’involveno, si può dire che in basso batteno l’ali, cioè operano le loro operazioni, et a queste opere inducono gli uomini gli argomenti defettivi che fanno gli uomini, li quali fanno in questa forma: Chi à ciò che vuole è beato, chi è ricco àe ciò che vuole, dunqua è beato; lassami dunqua che io diventi ricco, e sarò beato. Questo sillocismo è defettuoso: imperò che la sua minore è
- ↑ C. M. come, tornato dalla visione quando scrisse le cose vedute, elli fece per intrata
- ↑ C. M. e però sono così denominati, Quanto