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130Ben son di quelle, che temono ’l danno,
     E stringensi al pastor; ma son sì poche,
     Che le cappe fornisce poco panno.
133Or, se le mie parole non son fioche,
     E se la tua audienzia è stata attenta,
     Se ciò, ch’ò detto, a la mente revoche,1
136In parte fia la tua vollia contenta;
     Perchè vedrai la pianta unde si scheggia,
     Vedrai ’l corregger, che argomenta2
139U’ ben s’impingua, se non si vaneggia.3

  1. v. 135. C. A. è detto
  2. v. 138. C. A. che s’argomenta
  3. v. 139. C. A. si pingua,


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C O M M E N T O


O insensata cura ec. In questo xi canto de la terzia cantica lo nostro autore finge come santo Tomaso sudetto ritornò a parlare e dichiarò a Dante due dubbi, li quali elli aveva nel suo concetto per le parole dette di sopra, benchè la soluzione di quelli riserbasse di sotto nel canto xiii, et appresso, preso cagione de la materia, entra a parlare de le due religioni che si levorno per providenzia d’Iddio al tempo necessario; cioè la religione di santo Francesco e di santo Domenico, narrando lo principio 1 di santo Francesco e lodando la sua perfezione e toccando ancora di santo Domenico. E dividesi tutto principalmente in due parti: imperò che prima finge come santo Tomaso ritornò a parlare nella forma predetta mostrando li dubbi che Dante aveva nella mente et incominciando a dire dei due ordini che si levorno secondo la providenzia d’Iddio, cioè di santo Francesco e di santo Domenico, e seguendo di san Francesco infine a che incominciò ad essere seguitato dai frati suoi; nella seconda come fu seguitato e come ebbe le stimate e finitte la vita sua, et entra a parlare in generale dell’ordine di santo Domenico, et incominciasi quine: La lor concordia ec. La prima, che sarà la prima lezione, si divide in sei parti: imperò che prima riprende le disutili cure degli omini, e commenda sè della sua cura; nella seconda finge come santo Tomaso

  1. C. M. lo principio de l’una che fu santo Francesco