103E per trovare a conversione acerba
Troppo la gente, e per non stare indarno,
Tornossi al frutto de l’italica erba.
106Nel crudo sasso tra Tever et Arno1
Da Cristo prese l’ultimo sigillo,
Che le sue membre du’ anni portarno.2
109Quando a Colui, che a tanto ben sortillo,
Piacque di trarlo suso a la mercede,3
Ch’ei meritò nel suo farsi pusillo;4
112Ai frati suo’, sì come ad iusto erede,5
Raccomandò la donna sua più cara,
E comandò che l’amassen di fede.
115E del suo grembo l’anima preclara
Muover si volse tornand’al suo regno,6
Et al suo corpo non volse altra bara.
118Pensa oramai qual fu colui, che degno
Collega fu a mantener la barca
Di Pietro in alto mar per dritto segno:
121E questi fu il nostro Patriarca;
Per che qual segue lui, com’el comanda,
Discerner puoi che buona merce carca.
124Ma ’l suo peculio di nuova vivanda
È fatto ghiotto sì, ch’esser non puote,
Che per diversi salti non si spanda;
127E quanto le suo’ pecore rimote,
E vagabunde più da esso vanno,
Più tornan a l’ovil di latte vote.
- ↑ v. 106. C. A. tra Tevero e
- ↑ v. 108. C. A. membra due anni
- ↑ v. 110. C. A. su alla
- ↑ v. 111. C. A. Che meritò
- ↑ v. 112. C. A. come giuste
- ↑ v. 116. C. A. Partir si volse tornando in