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ritadi molte faville, cioè molte revelazioni e colorazioni che riluceno nello intelletto come la favilla a l’occhio corporale. E subito mi parve; cioè a me Dante, giorno Essere adiunto a giorno; cioè essere duplicato lo splendore del di’, come Quei che pote; cioè come Iddio che può, Avesse ’l Ciel d’un altro sole adorno; cioè come se Iddio avesse adornato lo cielo d’un altro sole, oltra a quello che v’era; et è quello colore, che si chiama similitudo. E per questo vuole l’autore dare ad intendere ch’elli era già incominciato a levare suso in alto; e benchè nel testo non l’abbia detto, noi dobbiamo considerare che lo nostro autore finge che come lo Sole venne et apparitte nell’oriente, elli incominciò a levarsi del paradiso terrestro dove stette tanto che passò lo di’, del quale à fatto menzione nell’ultimo canto della seconda cantica, quando dice: E più corrusco, e con più lenti passi Teneva ’l Sole il cerchio del merigge, Che qua e là, come la spera, fassi. E per quello che à detto in questo primo canto della terza cantica dove àe descritto lo nascimento del Sole, anco vi stette la notte, e poi venendo l’orto del Sole incominciò a sallire. E per questo dà ad intendere che quando venne la grazia di Dio illuminante, elli s’incominciò a levare e diventò splendido come ’l Sole, e però ora quando dice che li parve vedere lo Cielo adorno di due Soli, vuole che s’intenda che dal Sole che significa la grazia illuminante d’iddio elli fu sì illuminato, ch’elli fu fatto splendiente come lo Sole, secondo che dice la Santa Scrittura: Fulgebunt iusti tanquam sol; e però à elli detto che li parve giorno essere adiunto a giorno, come se Iddio avesse fatto due soli. E qui finisce la prima lezione del primo canto, seguita la seconda.
Beatrice tutta ec. Questa è la seconda lezione del canto primo nella quale l’autore nostro, continuando la sua narrazione, finge com’elli trasmutato de la sua condizione prima in condizione purissima sì, che come beatificato e glorioso montava suso col corpo con agevilezza senza impedimento, si meraviglia; e senza dimandare Beatrice della cagione, ella accorgendosi del suo meravigliare vedendo lo suo pensieri li risponde dichiarando come questo sia. E dividesi questa lezione in parti sette: imperò che prima finge com’elli si sentitte trasmutato; nella seconda finge come li venne disiderio di sapere che era lo suono che sentia, e lo lume ch’elli vedeva, che prima noll’aveva sentito nè veduto, et incominciasi quine: S’io era sol di me ec.; nella terza finge come Beatrice lo dichiarò del suo dubbio, et incominciasi quine: Ond’ella ec.; nella quarta finge ccme elli intrò per quella dichiaragione in un altro dubbio, e come ne dimandò Beatrice, e Beatrice lo incominciò a dichiarare ancora, et incominciasi quine: S’io fui del primo ec.; nella quinta finge com’ella seguita la detta dichiaragione seconda