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mentali, secondo l’allegoria, al Sole: materiale secondo la lettera; ma a Dio che è vero Sole, secondo l’allegoria, oltr’ al nostro uso; cioè oltre all’uso di noi uomini, lo vedere dei quali è terminato sì che non si può estendere oltra li suoi termini, se non è colla grazia di Dio. Alcuna volta Iddio concede grazia a l’ omo di vedere delle cose sue più che non è conceduto a l’umana natura; et ora usa la figura antipofora, e tollie del dubio che altri potrebbe muovere; cioè come potessi ragguardare lo Sole che nessuno lo può ragguardare che non acciechi. Risponde: Molto è licito là; cioè in quella altezza nella quale io era: imperò che io era nel paradiso terresto che è in sulla cima del monte del purgatorio, secondo la lettera; ma secondo l’allegoria era inalzato già con la mente venuta già a lo stato della innocenzia a considerare la beatitudine di vita eterna, e però ben dice che molto è licito a coloro che sono in sì fatto stato, che non è licito a coloro che non vi sono, e però dice, che; cioè lo quale, molto qui; cioè in questo mondo; e dèsi avere rispetto che l’autore disse qui; dimostrando questo mondo dove noi siamo, dove elli scrisse quello che finge di là aver veduto, e però s’intende secondo la lettera che, qui; dove io ti scrivo quello ch’io viddi, non lece; cioè non è licito; e secondo l’allegoria che non è licito a chi è peccatore e vizioso: molte grandi cose d’Iddio veggiono li santi che non le possono vedere li peccatori, A le nostre virtù; corporali, secondo la lettera; alle nostre virtù mentali, secondo l’allegoria, mercè del loco; cioè per grazia del luogo, cioè di paradiso terrestro, Fatto per proprio; cioè luogo, della umana spece; Iddio fece quel luogo spezialmente alla natura umana, acciò che quine abitasse a tempo in stato d’innocenzia, e poi quando fosse piaciuto a Dio l’arebbe tramutato quinde alla sua beatitudine. E secondo l’allegoria si può dire che per grazia dello stato della innocenzia, che Iddio propriamente ordinò a l’uomo e non alli altri animali, molte cose li sono licite quando si conserva in sì fatto stato, che non sono licite a chi non v’è. Io; dice Dante, nol soffersi molto; cioè molto tempo non sostenni di ragguardare lo Sole, nè sì poco; cioè ancora non sostenni di raguardarlo sì poco, Ch’io nol vedesse favillar dintorno; cioè lo Sole nella sua rotondità viddi gittare raggi d’intorno e scintillare, come scintilla lo ferro rovente quando è battuto dal fabro col martello, Come ferro bollente esce del foco; sfavillando. Secondo la lettera non può molto l’occhio umano sostenere la ruota del Sole e se punto la pate, parli vedere ch’ella giri e che gitti fiaccule d’intorno, e così dice che parve a lui; ma secondo l’allegoria dice che non può lo intelletto umano sostenere a defigersi nella meditazione delle cose divine, e se vi si mette e duri un poco vede favillare la sua grande luce; cioè vede dimostrarsi delle sue ve-