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316 | p a r a d i s o x. | [v. 49-63] |
à mai appreso maggiore splendore che ’l Sole, e così non lo può imaginare. Ma creder possi; cioè come erano splendidi più che ’l Sole, benchè non si possa imaginare come erano fatti, e di veder si brami; cioè si desideri dai lettori come sono fatti quelli beati spiriti più lucenti che ’l Sole. Et ora rende la cagione, per che non si può imaginare, dicendo: E se le fantasie; cioè le nostre apprensioni nostre; cioè di noi uomini, son basse; cioè che non possono adiungere, A tanta altezza, cioè a sì eccessivo splendore, non è meraviglia; ecco ch’è la cagione: Chè; cioè imperò che, sopra ’l Sol; cioè oltra la luce del Sole, non fu; cioè mai in questa vita, occhio; cioè umano, ch’andasse; cioè che potesse vedere: imperò che Iddio nulla luce sensibile àe fatto maggiore che ’l Sole: imperò che, benchè Iddio sia senza comparazione più lucente che ’l Sole, non è luce sensibile; ma è intelligibile et incomprensibile pienamente del nostro intelletto, benchè quando è beato n’abbia quanto in lui ne cape. Seguita.
C. X — v. 49-63. In questi cinque ternari lo nostro autore finge, come è detto, come erano fatti li beati spiriti che quine si rappresentavano, Beatrice lo confortò che dovesse ringraziare Iddio della sua elevazione, e com’egli lo ringraziò ardentissimamente datosi a Dio con tutto lo cuore, dicendo così: Tal’era; cioè sì splendiente, come detto è, che dire non si può sì che si possa imaginare; ma bene credere, la quarta famiglia; cioè lo quarto ordine dei beati di vita eterna, e però dice, De l’alto Padre; cioè d’Iddio che è vero padre per creazione di tutte le cose e per conservazione e governazione: li beati sono la famiglia d’Iddio, et elli è loro padre, che; cioè lo qual padre, cioè Iddio, sempre li sazia; cioè di sè: come al padre s’appartiene di notricare la sua famiglia de la sua sustanzia; così Iddio vero padre sazia tutti li beati di sè, Mostrando; cioè loro quello che gli omini del mondo non possono pienamente intendere, cioè: come spira; cioè lo Padre e lo Figliuolo l’eterno amore dai quali procede lo Spirito Santo, che è l’amore eterno che spira l’uno e l’altro, come fu detto nel principio del canto, e come figlia; cioè come lo Padre ab eterno genera lo suo Figliuolo. E per questo dà ad intendere che Iddio manifesta ai beati la sua Trinità delle persone e l’unità della sustanzia, cioè come lo Padre genera lo Figliuolo e come dall’uno e dall’altro procede lo Spirito Santo; le quali tre persone sono una sustanzia et uno Iddio; la qual cosa li beati vedeno chiaramente, ragguardando in Dio. E Beatrice; ecco che pone lo conforto di Beatrice, cominciò; cioè a dire a me Dante: Ringrazia, Ringrazia ’l Sol degli Angeli; cioè tu, Dante, ringrazia, ringrazia Iddio, che è lo Sole che illumina li angeli e li beati; et usa conduplicazione che è colore retorico per meglio confortare, ch’a