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c o m m e n t o |
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Iddio lo ’nfunde ne la mente umana, che in ciò pensa et umilmente ciò dimanda, senza mezzo e senza distanzia di tempo; e però dice: Che l’atto suo; cioè dell’altezza e bontà della Santa Scrittura che appare di bene in meglio, non si porge per tempo: imperò che la Santa Scrittura non acquista di tempo in tempo maggiore altezza ch’ella s’abbia: imperò che Iddio, così fatta com’ella è, la inspirò nelle menti umane, et in sè medesimo 1 ella è perfettissima, dunqua lo nostro comprenderla più l’una volta che l’altra è ispirazione divina che viene senza distanzia di tempo subitamente. E poi che à dimostrato che lo suo splendore conveniva avanzare lo Sole, scusasi che quanto fusse lo suo splendore di quello che era nel Sole, cioè dei beati, che quine si rappresentavano, non potrebbe dirsi per lui, e però dice: Chè; cioè imperò che ben conveniva Beatrice essere lucente: imperò che, quel, ch’era; cioè li beati spiriti, entro al Sol; cioè come erano fatti li beati spiriti li quali erano dentro nel corpo del Sole, che convenia avanzare lo Sole acciò che si comprendesseno: imperò che se fussono stati meno splendidi che ’l Sole o altrettanto, non si sarebbono potuti vedere perchè lo splendore del Sole gli arebbe celati. E questo è secondo la lettera; ma secondo l’allegoria si debbe intendere che li beati spiriti, che si rappresentano nel Sole che sono del quarto grado, sono stati uomini scientifici e studiosi nel mondo più lucenti che ’l Sole: imperò che a distinguere e cognoscere le cose d’Iddio, che sono sopra natura e le cose de la natura, conviene la mente essere d’eccessivo lume di scienzia e conviene eccessivamente essere lucente; e però dice a dire quel ch’erano li beati spiriti dentro al Sole, dov’io; cioè nel quale io Dante, entra’mi; cioè entrai non sapendo come, se non che mi ritrovai dentro col pensieri, secondo l’allegoria; e col corpo, secondo la lettera, per la grazia d’Iddio, Non per color; ecco che dimostra in che modo erano quelli spiriti beati nel corpo solare, cioè non colorati; ma solamente coperti e fasciati di lume, e però dice: ma per lume parvente; cioè ma per lume che appariva e che si vedeva avanzante lo lume del Sole: ecco che si scusa che non lo può dire, dicendo: Perch’io; cioè bench’io Dante, l’ingegno; cioè mio, e l’arte; cioè la Retorica e la Poesi, e l’uso; cioè l’esercizio che fa l’uomo pronto a dire, e l’arte insegna, e lo ingegno assottiglia a trovare nuovi modi: chiami; cioè in mio aiuto, Sì nol direi; cioè per sì fatto modo nol potrei dire, che mai s’imaginasse; cioè per li lettori; e la cagione è questa: imperò che la imaginazione apprende dai sentimenti, e lo splendore è obietto del vedere, e lo vedere non
- ↑ Medesimo; invariato come presso i Latini che adoperavano talora idem ed ipsum senza declinarli. E.