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c a n t o x. | 305 |
136Essa è la luce eterna di Sigeri,1
Che, leggendo nel vico de li strami,
Sillogizzò invidiosi veri.
139Inde, come orologio, che ne chiami
Nell’ora, che la sposa d’Iddio surge
A mattinar lo sposo perchè l’ami,
142Che l’una parte l’altra tira et urge,2
Tin tin sonando con sì dolce nota,
Che’ l ben disposto spirto d amor turge;
145Così vidd’io la gloriosa rota,
Muoversi e render voci a voci in tempra3
Et in dolcezza, che esser non può nota,
148Se non colà, dove ’l gioir s’insempra.4
- ↑ v. 136. C. A. Sighieri,
- ↑ v. 142. C. A. l’una parte e l’altra
- ↑ v. 146. C. A. voce a voce
- ↑ v. 148. C. A. dove gioir
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C O M M E N T O
Guardando nel suo Figlio ec. Questo è lo canto x, nel quale l’autore nostro finge ch’elli si trovasse sallito al quarto pianeto, cioè al Sole, e dentro in esso. E dividesi principalmente in due parti: imperò che prima finge come si trovò entrato nel quarto pianeto, cioè nel Sole, e come vi trovò molti beati spiriti; nella seconda parte, che serà la seconda lezione, finge come uno di quelli beati spiriti entrò a parlamento con lui e dimostrogli e nominogli molti altri beati spiriti, et incominciasi quine: Poi sì cantando ec. La prima, che sarà la prima lezione, si divide in sei parti: imperò che prima l’autore induce lo lettore a considerare lo moto uniforme del primo mobile e di tutte le spere e lo moto disforme dei pianeti, laudando la bontà infinita del creatore che cosi ordinò ogni cosa; nella seconda parte induce lo lettore a considerare lo luogo nel quale lo moto diritto dell’ottava spera e ’l moto obliquo dei pianeti si perquoteno et intersecansi, quine: Vedi come da indi ec.; nella terza descrive lo tempo, et incominciasi quine: Lo ministro maggior ec.; nella quarta parte finge come Beatrice diventò nella spera del Sole