109La quinta luce, ch’è tra noi più bella,
Spira di tale amor, che tutto ’l mondo
Laggiù n’à gola di saper novella.1
112Dentro nell’alta mente un sì profondo2
Saper fu messo, che se ’l vero è vero,
A veder tanto non surse ’l secondo.
115Appresso vedi ’l lume di quel cero,
Che giù in carne più addentro vide3
L’angelica natura e ’l ministero.
118Nell’altra piccioletta luce ride
Quello avvocato dei tempi cristiani,
Del cui latino Augustin si provide.
121Or, se tu ’l occhio della mente trani4
Di luce in luce dietro a le mie lode,
Già dell’ottava con sete rimani:
124Per veder ogni ben dentro vi gode
L’anima santa, che ’l mondo fallace
Fa manifesto a chi il ben di lei ode.5
127Lo corpo, und’ella fu cacciata, giace
Giuso in Cieldauro, et essa da martiro
E da esilio venne a questa pace.6
130Vedi oltre fiammeggiar l’ardente spiro7
D Isidoro, di Beda e di Ricciardo,8
Che a considerar fu più che viro.
133Questi, unde a me ritorna il tuo riguardo,9
E il lume d’uno spirto, che ’n pensieri
Gravi a morire li parve esser tardo.10
- ↑ v. 111. C. A. ne gola
- ↑ v. 112. C. A. Entro v’è l’alta mente, u’ si
- ↑ v. 116. C. A. Che giuso in
- ↑ v. 121. Trani; trai frammessovi l’n. E.
- ↑ v. 126. C. A. a chi di lei ben
- ↑ v. 129. C. A. E in esilio
- ↑ v. 130. C. A. l’eterno spiro
- ↑ v. 131. C. A. Riccardo,
- ↑ v. 133. C. A. Questo, onde torna a
- ↑ v. 135. C. A. gli parve venir