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p a r a d i s o ix. |
[v. 25-36] |
Padovani furno morti, lo quale ebbe una sua suore chiamata madonna Cunisia, la quale fu molto molestata da l’amore mondano; ma a la fine si ricognobbe, e così finge l’autore ch’ella sia tra quelli beati che sono del terzo grado che si rappresentano ne la spera di Venere, Là unde; cioè del qual colle, scese già una facella, cioè scese una piccola fiaccola, cioè messere Azzulino suo fratello, Che; cioè lo quale, fece a la contrada; cioè de la Marca trevigiana che la volse signoreggiare, et a Padova ancora; e però dice, grande assalto; cioè grande assallimento. D’una radice nacqui et io e ella; cioè d’un padre e d’una madre nascemo amenduni: imperò ch’elli fu mio fratello, Cunisia fui chiamata; ecco che si nomina, e qui; cioè in questo pianeto, rifulgo; cioè risplendo, Perchè mi vinse; cioè mi signoreggiò, il lume d’esta stella; cioè la influenzia di questo pianeto, che non mi lassò montare a maggiore grado; e ben dice mi vinse — , Quia sapiens dominabitur astris; et ella non fu savia e lasciossi signoreggiare a la influenzia della costellazione, benchè poi se ne pentì e fecene penitenzia. E però debbiamo sapere, come è stato detto di sopra degli altri due pianeti, che secondo che dice Albumasar nel suo Introduttorio, trattato settimo differenzia nona, Venus è fredda et umida e flemmatica temperata, e significa bellezza, largezza, pazienzia, dolcezza, onestà di costumi, appetito di vestimenti, et ornamenti d’oro e d’ariento, umiltà in verso gli amici, superbia et adiunzione, dilettazione e dilezione di canto e d’uso d’ornamenti, gaudio e letizia, saltazioni, uso di canto con canne e con leuto, di nozze, d’ornamenti e d’unguenti ottimi, sottigliezza in componere canzoni, uso di giuochi di tavole di scacchi, ozio, ebrietà, opere di lussuria, d’adulterio, di gesticulazioni, e di lascività di meretrici, moltitudine di speriuri, di bugie e di coito in ogni spezie, amore di figliuoli, dilezione d’uomini, fortezza di corpo, debilità d’animo, moltitudine di carne e diletti corporali, servamento di fede e di iustizia, traffico di mercanzie odorifere; e come fu detto della Luna, tutte non si trovano in uno uomo; ma a chi una parte et a chi un’altra secondo la Providenzia Divina, e lo savio a le buone s’accosta e l’altre vince. Et è da tenere che dai cieli non vegnano se non buone influenzie; ma li omini co le sue infezioni e malizie le perverteno, sì che vegnano ad alcuni vizi dei quali è fatto menzione; ecco la vera influenzia di Venere; e letizia et amore, le quali sono buone, e gli omini le perverteno operando quelle in cose disoneste come giochi illiciti e concubiti illiciti, e così dell’altre cose; e però conviene l’anima tornare netta a la pura letizia e puro amore, quando è beata, e questo è quello che finge l’autore che si rappresentasseno in Venere. Ma lietamente; cioè con lieto animo, a me medesma indul-