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[v. 25-36] | c o m m e n t o | 283 |
cermi'; cioè a me Dante, Significava nel chiarir di fuori; ecco che dimostra come se ne vedea: imperò che ’l vedeva diventar più splendido. Li occhi di Beatrice, ch’eran fermi; ecco questi occhi significano qui li raggi, e Beatrice la grazia d’Iddio: unde vuole dire l’autore che li raggi della grazia d’Iddio erano fermi sopra di lui, così ora come erano stati nella materia passata; et anco si può intendere che li occhi di Beatrice siano l’intelletti litterali e morali, per l’uno occhio allegorici, et anagogici per l’altro; secondo li quali intelletti fu licito a Dante di mutare materia e fare la infrascritta fizione. Sopra me; cioè Dante, come pria; cioè come innanti erano stati, fermi; cioè fecionomi, certificato; cioè certo, di caro assenso; cioè di consentimento caro, Al mio disio; cioè al mio desiderio. Deh; questa è interiezione deprecativa, mette al mio voler tosto compenso, Beato spirito, dissi; cioè Dante, parlando a quello spirito, lo pregai che contentasse tosto lo mio desiderio, e fàmi pruova Che possa in te rifletter quel, ch’io penso; cioè risponde al mio pensieri, senza ch’io tel manifesti; e questo si prova che in Dio sono tutti li nostri pensieri: imperò ch’elli li vede e sa meglio che noi; e l’anime beate, ragguardando Iddio vedeno in lui cioè che in lui riluce; e però rispondere al suo pensieri senza ch’elli lo dica, serà prova ch’egli l’abbia veduto in Dio. Unde la luce; cioè per la qual cosa quello beato spirito, che m’era; cioè lo quale era a me Dante, ancor nova; imperò ch’io nolla cognoscea ancora, Del suo profondo; cioè del suo alto ardore di carità, ond’ella; cioè per la quale ella, pria cantava: imperò che ’l cantare de’ beati, che l’autore finge, significa l’ardentissima carità che è in loro, Seguette; cioè lo suo parlare, com’a cui di ben far giova; cioè come seguita con allegrezza colui che si diletta di ben fare.
C. IX — v. 25-36. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come continuò suo parlare quello beato spirito, lo quale elli avea pregato di sopra, siccome detto è, dicendo così: In quella parte della Terra prava Italica; cioè in quella parte d’Italia che è ria, che siede tra Rialto; cioè Venezia: Rialto è la piazza di Venezia dove è la chiesa di san Marco, e ponsi per la città pigliando la parte per lo tutto per lo colore che si chiama intellettivo, E le fontane di Brenta; questo è uno fiume che corre per lo trivigiano a Padova, e di Pava, questo è anco fiume che corre per lo trivigiano, Si leva un colle; cioè uno monte più alto che tutti gli altri, e non surge; cioè non si leva, molto alto; cioè lo detto colle, ben che sia più alto che gli altri. Questa contrada descritta si ò la Marca trivigiana: in su questo colle è una terra che si chiama Romano, unde fu messere Azzulino di Romano de la Marca trivigiana, che menò grande guerra a tutta la contrada et a’ Padovani; per la qual cosa molti