Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
268 | p a r a d i s o viii. | [v. 97-114] |
mia letizia in Dio come la veggio io, m’è a grado et anco m’è caro che tu veggi in Dio, ch’io lo credo; e puòsi intendere: et anco questo; cioè lo parlar tuo, ò caro; cioè io Dante, Perchè ’l discerni; cioè lo vedi quello che tu parli, rimirando in Dio; dove si vede ogni vero. Ecco che mostra l’autore avere caro la riprensione fatta onestamente et occultamente dell’avarizia del re Roberto. Fatto m’ài lieto; cioè col tuo parlare, cioè tu, Carlo, e così mi fa chiaro; di questo dubbio ch’io ti dimando ora, Poi che parlando; cioè tu, Carlo, a dubitar m’ài mosso; cioè me Dante: imperò che dicesti di sopra: La sua natura che di larga parca Discese ec.; nelle quali parole si comprende che l’uomo dè seguitare li costumi e la natura de’suoi antichi, unde addiviene che spesse volte et in tutti più uomini si truova lo contrario, come nel re Roberto che discese da larghi, et elli fu avaro, Come uscir può di dolce seme amaro; cioè come può essere che di dolce seme nasca amaro seme, e così di dolce padre esca amaro figliuolo, e di tristo padre alcuna volta buono figliuolo: questo è quello ch’io ti dimando che tu mi dichiari. Quest’io; cioè questo dubbio io Dante, a lui; cioè a Carlo mossi, et elli; cioè Carlo rispuose, a me; cioè a Dante: S’io posso Mostrarti; cioè se io Carlo potrò mostrare a te Dante, un vero; cioè una verità, a quel che ne dimandi; cioè a quello dubbio, del quale tu dimandi, Terrai ’l viso; cioè lo vedrai chiaro, come si vedono le cose che l’uomo à innanzi li occhi, come tieni ’l dosso 1: le cose che l’uomo àne dopo le spalle non vede; e però a dubbio di che l’omo non vede la verità, allora vi tiene lo volto. Seguita.
C. VIII — v. 97-114. In questi sei ternari lo nostro autore finge che lo spirito beato rincominciasse a dichiarare lo dubbio mosso di sopra, ponendo questa conclusione; che ogni cosa che avviene è proveduta da Dio per lo meglio, dicendo così: Lo Ben; cioè sommo, che è Iddio, che; cioè lo quale, tutto ’l regno; cioè del cielo, che; cioè lo quale, tu scandi 2; cioè tu, Dante, monti mentalmente secondo l’allegoria; ma secondo la lettera corporalmente, Volge: imperò che Iddio è prima cagione della revoluzione che fanno i cieli, e contenta; cioè insieme tiene in concordia e fa durare, fa esser virtute Sua providenzia; cioè fa che la virtù informativa di questi cieli opera nelle cose sotto poste a loro, secondo la sua providenzia, in questi corpi grandi; cioè in questi cieli che sono corpi grandi ne’ pianeti e nelle stelle che sono corpi grandi, come è stato dichiarato di sopra. E non pur le nature provedute; cioè e non provede pur