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p a r a d i s o viii. |
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gli ordini degli angeli, l’uno con maggior giro che l’altro, secondo
che è più distante dal punto; e quello che è più presso al punto, più
ratto si gira che quel che è più dilungo, contrario al movimento
dei cieli: imperò che ’l più presso al centro si volge più tardo, e
quel che è più dilungi più ratto, e di questo è chiara la ragione:
imperò che descrive maggior cerchio; ma ne giri degli ordini degli
angeli è altra cagione: imperò che quello, che è più presso a Dio, da
maggior fervore di carità è menato, e però più ferventemente si
gira intorno a Dio, e quel che è più di lunge, con meno, e però più
tardo. E così lo cielo più presso a Dio è girato con maggior fretta,
perché è più presso a Dio, e girato per quelli angeli che ànno maggior
grado di carità: e quelli che sono più dilungi, con minore rotazione
perchè son più dilungi da Dio, e sono girati per gli angeli che
ànno minore fervore, e però vanno più tardi, sicchè li Serafini girano
lo primo mobile; li Cherubini, l’ottava spera; li Troni, lo cielo di
Saturno; le Dominazioni, lo cielo di Iove; le Virtù, lo cielo di Marte;
le Potestati, lo Sole; li Principati, Venere; li Arcangeli, Mercurio; li
Angeli, la Luna, com’è stato detto di sopra. E come Iddio è prima
cagione di tutti questi movimenti stando immobile, e cagiona
senza mezzo lo movimento de li angeli, e per mezzo di loro li
movimenti de’ cieli; e senza, li movimenti dell’anime umane: e
tutto questo movimento è circulare et incominciasi di lassù da’ Serafini;
così dice che si giravano quelli spiriti che si rappresentavano
nel corpo di Venere, sicchè quelli che erano a la circunferenzia,
più veloci che quelli che erano al centro, perchè erano più presso a
Dio, e però dice pria cominciato in gli alti Serafini. E dietro a quei;
cioè e di rieto a quelli spiriti beati, che più ’nanzi appariro; cioè
da quelli che erano rimasi nel giro, che quelli che erano venuti a
lui erano usciti del giro, Sonava Osanna; cioè si canta va questa voce
Osanna, che viene a dire: Doh fa che salvi ec.; o: Noi ci rallegriamo
in te, come fu detto di sopra nel canto passato, sì; cioè per sì
fatto modo, cioè sì dolcemente, che unque poi; cioè che giammai poi,
non fui senza disiro; cioè desiderio io Dante, Di riudir; cioè d’udir
cantare un’altra volta così dolcemente Osanna. E come è stato detto
di sopra, questo prego si faceva da loro, secondo che finge l’autore,
non per loro, che non è bisogno; ma per quegli del mondo. Et allegoricamente
intendendo di quelli del mondo, dà ad intendere che
quelli che sono in vita contemplativa, sempre cantano a Dio: Doh
facci salvi; se non quando sono impediti o interrotti da altri esercizi,
come quelli che finge che venisseno a lui: imperò che le menti
devote sempre si girano intorno a Dio: imperò che di lui sempre
pensano, di lui sempre ragionano, e se discorrono col pensieri per
le cose create, partendo dal Creatore, fanno giro per le cose create e