[v. 13-36] |
c o m m e n t o |
15 |
diremo anco dell’altro; cioè Elicon, in sul quale è una città chiamata Cirra nella quale si onorava Appollo, et era in essa lo studio delle scenzie contemplative, e però si diceva quello colle consecrato ad Appolline, et anco alla fonte era lo tempio d’Appolline come quello di Baco; e però dice l’autore che ora li è bisogno l’uno e l’altro iugo, intendendo come detto è. Entra nel petto mio; cioè tu, Appollo, dice Dante, e spira tue; cioè soffia nella mia mente e nel mio intelletto tu, Appollo: spirare è occultamente mettere nell’animo; la quale cosa è propria d’Iddio: nessuno può mettere nell’animo occultamente lo buon pensieri, se non Iddio; et adiunge una similitudine; cioè: Sì come; cioè per sì fatto modo come facesti, quando Marsia traesti; cioè quando cavasti quello uomo che ebbe nome Marzia, Della vagina; questo è vocabulo di Grammatica e viene a dire guaina, cioè del buchio 1 suo; e però dice: delle membra sue; lo buchio e la pelle è la guaina delle membra. Qui lo nostro autore tocca la fizione poetica, posta da Ovidio, Metamorfosi libro vi, dicente che Marsia fu uno de’ Satiri lo quale aveva la coda a modo di becco e trovata la ceramella che Pallade avea gittato via, perchè quando la sonò nel convito de l’idii, l’idii incominciorno 2 a ridere, vedendo Pallade gonfiare le gote sonando la ceramella; la qual cosa era vituperabile a Pallade che era iddia della sapienzia; per la qual cosa ella sonando alla palude Tritone, e specchiandosi nell’acqua mentre che sonava vide la sua deformità, et allora la gittò via. Unde Marsia trovatala, la incominciò a sonare; e dilettandosi del suono, incominciòsi a gloriare dicendo ch’elli sonava mellio che Appolline che era maestro del suono della citera, unde Appollo venne a contenzione con lui, ne la quale contenzione Midia re di Frigia, eletto auditore et iudicatore, favoreggiò a Marsia, per la qual cosa Appollo li fece nascere li orecchi de l’asino; ma Pallade e Tinolo, eletti ancora auditori et iudicatori, diedono la sentenzia che Marsia nel suono era vinto da Appolline, unde Appolline lo fece scorticare secondo che era stato ingaggiato, et allora Marsia tanto pianse che diventò fiume. Questa fizione significa che quando lo stolto, significato per Marsia, contende col savio, significato per Appolline, elli è vinto da lui e fa nota la sua stoltia, et elli scorre come fiume co la sua stoltia; ma lo nostro autore, arrecando questo a commendazione della sapienzia, dice che Appolline inspirando suoni nel petto suo, come sonò quando ebbe vittoria di Marsia sicchè lo spolliò del cuoio, la qual cosa arrecando al Verbo Incarnato che è la vera sapienzia si può dire: Entra nel petto mio et inspira
- ↑ C. M. bucchio
- ↑ Incominciorno; sincopalo da incominciarono, voce regolare; ma oggi rifiutata. E.