[v. 13-30] |
c o m m e n t o |
257 |
uniforme: imperò che in uno medesimo tempo si compieva lo circulo di quella che andava tarda, che di quella che andava ratta; e ponsi qui eterne per perpetue. Et in questo si manifesta l’allegoria: imperò che dà ad intendere per questo che, mentre che gli uomini sono in questa vita, quale è più sollicito a seguitare la influenzia del pianeto e quale meno, e questo si dimostra nel girare tardo e ratto, sicchè, benché lo fine sia equale, l’operare àe alcuna differenzia nell’essere più sollicito e meno; e niente di meno lo fine è pure uno. Et intendendo di quelli di vita eterna, s’intende che quale àe più fervore e qual meno di carità, e tutti compieno lo giro in uno insieme: imperò che in uno grado sono, e ’l fine è uno; e secondo questo si dò sponere: Al modo di lor viste eterne 1; cioè al modo della loro apprension del sommo bene, la quale eterna è, cioè perpetua: imperò che àe avuto principio e non dè avere fine. Di fredda nube; ora per fare la similitudine tocca quello che dice Aristotile nella sua Metaura 2, cioè che li vapori caldi montati a l’estremo de la terza regione dell’aire ripercossi, da le nebbie fredde si riflettono in alto et agitano l’aire, e l’aire agitato fa vento; e però ben dice Di fredda nube; cioè che è generata da vapori freddi, non disceser venti 3: imperò che sono ripercossi dal suo contrario; e però descendeno, O visibili o no: imperò che alcuna volta sono visibili, alcuna volta no: imperò che alcuna volta vegnano nell’aire chiaro, et allora sono invisibili; alcuna volta, nell’ aire un poco grosso e turbo, et allora sono visibili, tanto festini 4; cioè tanto 5 solliciti e tostani, Che non paressono; cioè li detti venti, impediti; cioè impacciati, e lenti; per rispetto del movimento delli spiriti del pianeto di Venere, A chi; cioè a colui lo quale, avesse Veduto quei lumi; cioè quelli spiriti beati, che erano nel corpo di Venere, divini; cioè dati a Dio, a noi venir; cioè a me Dante et a Beatrice, lassando ’l giro; cioè lassando la revoluzione e rotazione, Pria cominciato; cioè prima cominciato, in gli alti Serafini; cioè nel supremo ordine degli angeli. E per intendere questo, debbiamo sapere che l’autore finge nel canto xxviii di questa cantica che la divinità fusse veduta da lui, come uno punto di sopra et ogni cosa et in mezzo; e che d’intorno da quel punto in più basso luogo si girino
- ↑ Il Gioberti nota come Dante qui parli delle anime luminose a guisa di lucerne più e men correnti, dove vista vale intelligenza, metessi. Viene indicata la disparità della perfezione intellettiva infra’ beali, simboleggiata dal moto loro più e meno sollecito. Appellasi vista la virtù intellettiva: perocchè la forma dello intelletto è la visione di Dio, nominata da Platone, occhio dell'anima. E.
- ↑ Metaura; grecamente μετεωρολογία E.
- ↑ C. M. venti; cioè vapor caldi ripercossi
- ↑ Festino; presto, ratto, veloce dal festinus latino. E.
- ↑ C.M. tanto ratti, Che