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p a r a d i s o viii. |
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però finge questo. Et è la più pressa 1 lunghezza di Venere in verso
la terra, secondo che fu detto 2 di Caio, 542 migliaia di miglia e
750 migliaia, e la lungezza più di lungi è 3000 migliaia di miglia
e 840 migliaia di miglia, che è lo più presso del Sole; et è l’altezza
dell’epiciclo e del corpo che è in su lo epiciclo col suo mezzo; lo
quale epiciclo è col suo centro in sul deferente; e la circunferenzia
del corpo di Venere è la trigesima nona parte della circunferenzia
della terra, che è 132 migliaia di miglia et 800 miglia, sicchè
non fu piccola distanzia; ma ben grande, come dice Alfragano nel
prealegato luogo, capitolo 22. Ma d’esser’entro; cioè nel corpo di
Venere, mi fece assai fede; cioè assai certezza a me Dante, La donna mia; cioè Beatrice, che io; cioè la quale io, viddi far più bella; ch’ella
non era prima. Per questa fizione l’autore nostro dimostra che lo
nostro levamento e montamento di virtù in virtù non è da noi; ma
dalla grazia d’Iddio che, venendo in noi, c’illumina e levaci che noi
non ce ne avvediamo, se non che noi ci veggiamo levati; e però finge
ch’elli non s’accorse del sallire: ma ben s’avvide d’esservi dentro;
e benchè secondo la lettera s’intenda col corpo, si debbe intendere,
secondo l’allegoria, co la mente. E che Beatrice diventasse più bella
finge per tanto: imperò che quanto più s’innalzava la mente sua a
considerare le cose di Dio, tanto più gli piacevano, e tanto più illuminavano
la mente sua. E come; ecco che arreca una similitudine,
in fiamma; cioè di fuoco, che va suso, favilla; cioè di fuoco, si vede;
cioè in essa fiamma, E come; ecco che arreca un’altra similitudine
quanto al canto, posta la similitudine de li splendori, in voce; cioè
che canti, voce si discerne; cioè si cognosce, Quando una; cioè di
quelle voci, è ferma; cioè tiene lo canto fermo, e l’altra; cioè voce,
va; cioè in su levandosi, e rede 3; cioè torna in giù calandosi, Vidd’io;
cioè io Dante vidd’io, in essa luce; cioè nel corpo di Venere, che era
lucido, altre lucerne; cioè altri splendori, e questi erano li spiriti
beati li quali si vedeano e cognoscevano, con tutto che fussono
splendienti in quello corpo splendido di Venere, come si vedeno le
faville del fuoco che volano per la fiamma, Muoversi ’n giro; cioè
muoversi con moto circulare, più e men correnti: imperò che tutte
non correvano d’un modo; ma qual più, e qual meno; e dichiara la
cagione, dicendo: Al modo, credo; cioè io Dante, di lor viste eterne;
cioè secondo che ciascuna era allogata nel corpo di Venere: imperò
che quella era più presso al centro si movea più tardo, quella che
era più dilungi più veloce; e niente di meno lo movimento era
- ↑ Pressa ; prossima, vicina, aggettivo adoperato eziandio nel canto xxxii di questa medesima cantica in grado superlativo. E.
- ↑ C. M. detto di Mercurio, 542
- ↑ Rede, riede, torna, cavatone via l’i come in lumera, vene per lumiera, viene. E.