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c a n t o   viii. 251   

136Or quel che t’era dietro t è davanti;
     Ma perchè sappi che di te mi giova,
     Un corollario voglio che t’ammanti.
139Sempre Natura, se fortuna trova
     Discorde a sè, com’ ogni altra semente,
     Fuor di sua ragion, fa mala prova.1
142E se ’l mondo laggiù ponesse mente
     Al fondamento che Natura pone,
     Seguendo lui, avria buona la gente.2
145Ma voi torcete a la religione
     Tal che si nato a cingersi la spada,3 4
     E faite re di tal ch’ è da sermone;5
148Unde la traccia vostra è fuor di strada.

  1. v. 141. C. A. Fuora di sua region,
  2. v. 144. C. A. Seguendo lei,
  3. v. 146. C. A. che fia nato
  4. v. 146. Si; ora più comunemente sia o fia, e proviene dal latino sim, sis, sit. E.
  5. v. 147. C. A. E fate

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C O M M E N T O


Solea creder lo mondo ec. Questo è lo canto ottavo, nel quale Io nostro autore finge come salitte dal pianeto di Mercurio a quello di Venere, sicchè oggimai tratterà dei beati del terzo grado, uscito ora di quegli del secondo. E dividesi questo canto in due parti principalmente: imperò che prima finge lo suo ascendimento, dimostrando come si trovò nel corpo del terzo pianeto Venere, non accortosi d’esservi montato, e come vi trovò molte anime beate, e come venne a ragionamento con alcuna, cioè con Carlo Martello figliuolo di Carlo Zoppo re di Puglia, e dura lo ragionamento primo infine che entra a parlare dei re Roberto; nella'seconda finge come seguita lo suo parlamento delle condizioni del re Roberto, e come l’autore li muove dubbi ai quali risponde, e continuasi lo ragionamento infine a la fine del canto, et incominciasi la seconda; E, se mio frate ec. La prima, che serà la prima lezione, si divide in cinque parti: imperò che prima notifica l’errore degli anitichi che adoravano Venere credendo ch’ella fosse iddia, perché ’l terzo pianeto si