19Vidd’ io in essa luce altre lucerne
Muoversi ’n giro più e men correnti,
Al modo, credo, di lor viste eterne.
22Di fredda nube non disceser venti
O visibili o no tanto festini,
Che non paressono impediti e lenti1
25A chi avesse quei lumi divini
Veduto a noi venir, lassando ’l giro2
Pria cominciato in gli alti Serafini;
28E dietro a quei che più ’nanzi appariro
Sonava Osanna sì, che unque poi
Di riudir non fui senza disiro.
31Indi si fece l’un più presso a noi,
E solo incominciò: Tutti siam presti
Al tuo piacer, perchè di noi ti gioi.3
34Noi ci volgian coi Principi celesti4 5
D’un giro, d’un girare e d’una sete,
Ai quali tu nel mondo già dicesti:6
37Voi, che intendendo il terzo Ciel movete;
E siam sì pien d’amor, che per piacerti
Non fia men dolce un poco di quiete.
40Possa che gli occhi miei si furo offerti
A la mia donna riverenti, et essa
Fatti li avea di sè contenti e certi,
43Rivolsersi a la luce, che promessa
Tanto s’avea, a dir: Chi siete, fue7
La voce mia da grande affetto impressa.8
- ↑ v 24. C. A. paresson
- ↑ v. 26. C. A. Veduti a noi venir, lasciando
- ↑ v. 33. C. A. pur che di noi t’ingioi.
- ↑ v. 34. C. A. volgiam co’
- ↑ v. 34. Volgian; prima persona plurale comune ai nostri classici. E.
- ↑ v. 36. C. A. del mondo
- ↑ v. 44. C. A. e: Di chi siete,
- ↑ v. 45. C.A. di grande