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[v. 145-148] | c o m m e n t o | 245 |
e non sono libere; ma soiaceno a la influenzia et a la virtù dei corpi celesti Ma nostra vita; cioè l’anima di noi uomini, dice Beatrice a Dante; ecco la differenzia dell’anima umana da l’altre anime, senza mezzo: imperò che solo Iddio senza altro mezzo, spira; cioè mette nel corpo umano quando è compiuto d’organizzare, creandola in esso di niente, La Somma Benenanza; cioè la somma bontà di Dio: imperò che Iddio tutto ciò, che fa, fa per sua infinita bontà, e la inamora Di sè; cioè e mette in lei lo naturale desiderio del sommo bene, sicchè l’anima non può fare ch’ella nol desideri; e però dice: sì; cioè per sì fatto modo, che poi sempre; cioè ch’ella è creata, sempre li dura, la disira; cioè desidera lei, cioè la somma bontà; e però l’anima umana ragionevile è perpetua e libera.
C. VII — v. 145-148. In questo ternario et uno versetto lo nostro autore finge che Beatrice, dopo lo ragionare posto di sopra, adiungesse una corollaria conclusione che seguitava oltra lo proposito delle conclusioni di sopra poste: cioè che l’uomo dè risurgere nella sua carne dopo l’ultimo del mondo, e venire a l’estremo iudicio dove saranno iudicati li buoni a la eterna gloria, e li rei a la eterna pena per lo vero iudice, ciò Cristo nostro Salvadore, dicendo così E quinci; cioè e da quel che fu detto di sopra, cioè da quella conclusione che fu posta, cioè che ciò, che Iddio à fatto senza mezzo, è perpetuo e libero, seguita che li nostri corpi debbono risorgere: imperò che Iddio fece lo corpo del primo uomo, cioè d’Adam, senza mezzo, dunqua debbe essere perpetuo e libero, e similmente fece Eva; e noi veggiamo che ogni carne muore, dunqua conviene che questa morte sia a tempo, cioè de l’umana carne, e poi ritorni perpetua: imperò che Iddio la fece perpetua. S’ella cadde per la disobedienzia dei primi parenti dalla sua dignità, ella ritornò poi per la passione di Cristo, sicchè la passione di Cristo àe redutto non solamente l’anima umana nella sua dignità; ma ancora la carne, sicch’ella risorga nei buoni a gloria, nei rei a pena per adempiere la Divina Iustizia, che come la carne insieme àe meritato co l’anima; così insieme sia premiata; e però dice: puoi argomentar; cioè tu, Dante, ancora; oltra a quello che è detto, Nostra resurrezion, cioè la resurrezione in carne di voi uomini, se tu; cioè Dante, ripensi; cioè ti reduci a mente. Come l’umana carne fesi; cioè in che modo fu fatto da Dio lo corpo umano, all’ora; in quel tempo, Che; cioè nel quale, li primi parenti; cioè Adam et Eva, intrambo; cioè amenduni insieme, fensi; cioè fecionosi, cioè furno fatti da Dio. E qui finisce lo canto settimo, et incominciasi l’ottavo.
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