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[v. 130-144] | c o m m e n t o | 243 |
spegne lo fuoco, gittata in grande quantità, et in piccola quantità l’accende più; così la terra gittata sopra ’l fuoco lo spegna più che altra cosa. E così lo fuoco corrompe tutti gli altri elementi, quando soperchia, e così tutti gli elementi corrompono l’uno l’altro, quando non v’è proporzione, e così ogni cosa composta degli elementi viene a corruzione, e durar poco; cioè veggio le cose elementate. E queste cose; che dette sono, pur fur creature: imperò che Iddio creò la prima materia di niente. Per che; cioè per la qual cosa, se ciò ch’ò detto; cioè io Beatrice, è stato vero; cioè quello che è stato detto di sopra nelle sette conclusioni, Esser dovrien da corruzioni secure: imperò che detto è di sopra che ciò, che viene senza mezzo, per creazione da Dio, è perpetuo e libero, che per sè medesimo fa l’operazione sua naturale; e questo è lo dubbio. Adiunge la soluzione in questa parte che seguita.
C. VII — v. 130-144. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come Beatrice solve lo dubbio mosso nella parte passata, dimostrando quali sono le cose perpetue, e quali no, et assegnando la cagione, per che. Dice così: Li Angeli; sotto questo nome angeli s’intendono tutti gli ordini, frate; dice a Dante, chiamandolo per questo nome che è nome di carità, e ’l paese sincero 1; cioè li cieli che sono di pura materia, e però dice sincero; cioè puro, sincero; cioè 2 senza carie, che viene a dire corruzione, Nel qual; cioè paese sincero, tu; cioè Dante, se’; cioè ora quanto col pensieri, benchè secondo la lettera finga col corpo, dir si posson creati; cioè da Dio: imperò che senza mezzo Iddio li produsse ad essere di niente, in lor esser intero; cioè in quello essere intero che ora sono: imperò che Iddio insieme creò la materia 3 loro e la forma, Sì come sono; cioè per quel modo che ora sono; e però si può conchiudere che debbono essere perpetui e liberi: imperò che senza mezzo dependeno da Dio. Ma gli elementi che tu; cioè li quali tu, Dante, ài nomati; cioè ài nominato, E quelle cose che di lor si fanno; cioè le cose elementate, cioè composte degli elementi, sono informati Da creata virtù; cioè sono 4 creati dall’essere che ànno da creata virtù, la quale Iddio misse negli elementi quando creò la loro materia di niente; e così la loro forma è da Dio per mezzo di quella virtù creata: imperò che la loro forma naturale, benchè da la potenzia della materia fosse nell’essere, e per ciò di qualche cosa si può dire
- ↑ Riflette qui il Gioberti che, se per paese sincero s’intende l’etere primitivo nel suo stato di nubilosa, l’opinione del Poeta è grandemente probabile. La nubilosa è la materia prima donde rampolla l’universo, tranne gli spiriti. E.
- ↑ C. M. cioè sine carie, cioè corruzione,
- ↑ C. M. materia de’ cieli et essi cieli in quella forma che sono ora, Siccome
- ↑ C. M. cioè sono arrecati ad essere quel che sono da creata virtù,