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c o m m e n t o |
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natura diventò per lo peccato dei primi parenti tutta dissimigliante
a Dio, e spiacente; dunqua necessario fu che per qualche
modo ritornasse nella perfezione da la quale era mancata, se voleva
piacere a Dio. Dice adunqua così: Vostra natura; cioè di voi uomini,
quando peccò tota; cioè commisse lo primo peccato, Nel seme suo;
ecco che dichiara in che modo l’umana natura peccò tutta, cioè nel
seme suo, cioè ne’ primi parenti che furno seme di tutta l’umana
natura, da queste dignitadi; cioè dalla perpetuità, da la libertà e
dal lume, per le quali cose era simile a Dio, fu rimota; cioè fue
rimossa da esse, cioè dalla perfezione loro: imperò che, benchè
eglino rimanessono, non rimaseno perfette come prima, sicchè
oscurata fu la similitudine d’Iddio ne l’omo, Come da paradiso;
cioè come dal paradiso terrestro fu rimota, che ne fu sbandita; così
dal paradiso celeste, cioè a tempo, cioè infinchè non fusse sodisfatto
per lo peccato, sicchè tornasse in grazia. Nè ricovrar poteansi; cioè
le dette dignitadi, cioè in quella perfezione che fusse bastcvile, se tu badi; cioè se tu ragguardi; et è vulgare lucchese, Ben sottilmente, per alcuna via; cioè per alcuno modo, Senza passar per un di questi gradi; cioè per uno di questi due modi, cioè di misericordia o di iustizia, e la cagione era questa: imperò che nel peccato dei
primi parenti fu offeso Iddio: imperò che fu disobedito al suo comandamento
e volse l’omo sapere, come elli, lo bene e lo male, sicchè
vi fu peccato di superbia e di gola, in quanto a ciò l’indusse la
suavità del cibo. O che Dio solo: imperò che Iddio solo era l’offeso,
a lui convenia che sodisfacesse, per sua cortesia; cioè per sua misericordia,
e questo è l’uno modo, Dimesso avesse; cioè perdonato
avesse l’offesa a l’uomo e non avesse voluto sodisfacimento, o che l’om; che avea peccato, per sè isso; cioè per sè medesimo, Avesse sodisfatto a sua follia, come richiedeva la iustizia; e questo era
l’altro modo. Et ora finge Dante che Beatrice lo facesse attento a
le ragioni che vuole assegnare nell’altra parte che seguita, a dimostrare
che la via della iustizia era impossibile, cioè che l’omo potesse
sodisfare per sè medesimo, e che Iddio volesse tenere l’una e
l’altra via della misericordia e della iustizia in questo fatto insieme;
e però dice: Ficca mo; cioè a vale 1, l’occhio; cioè della ragione e
dello intelletto tu, Dante, per entro l’abisso; cioè per entro la profondità, De l’eterno consiglio; cioè divino, quanto poi, cioè tu, Dante,
Al mio parlar; cioè di me Beatrice, distrettamente fisso; cioè fermato
l’occhio tuo de la ragione e dello intelletto strettamente al
mio parlare, sicchè non avvisi altro; e pone lo singulare per lo plurale,
ponendo l’occhio per gli occhi.
- ↑ Avale; iguale, ora, voce frequente negli scrittori antichi. E.