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avea mancato co la colpa, riempiesse co la pena, e lo terzo era di misericordia e di iustizia insieme, e questo piacque più a Dio, come si dirà di sotto. Dice adunqua così lo testo. Di tutte queste cose; cioè le quali sono dette di sopra nella fine dell’altra lezione; cioè perpetuità, libertà e lume; le quali tre cose furno poste da Dio ne l’anima umana quando la creò prima: imperò che li diede memoria che 1 è nobilitata per la perpetuità, e voluntà che è nobilitata per la libertà, et intelletto che è nobilitato per lo lume e per la grazia dello Spirito Santo; per le quali tre cose l’uomo fu fatto a la imagine e similitudine d’Iddio, e con queste tre cose piace a Dio s’avvantaggia; cioè si nobilita et eccede, L’umana creatura; più che l’altre creature, e s’una; cioè se una delle dette tre dignitadi, manca; cioè dalla sua perfezione: imperò che Iddio le diè perfette a l’uomo, Da sua nobilita convien che caggia; cioè l’umana creatura conviene cadere da la sua perfezione e dalla sua dignità. Solo ’l peccato; ecco che dimostra quale è quella cosa che può fare imperfette le dette tre dignitadi, cioè lo peccato solo: imperò che lo peccato oscura lo intelletto, et oscurato lo intelletto cade dalla detta similitudine di Dio; e però dice: è quel che la difranca; cioè l’umana creatura, e falla manca dalla sua perfezione, E falla dissimile al sommo Bene; cioè a Dio, che è sommo bene, diventa dissimile l’umana creatura, Perchè; ecco la cagione: imperò che, del lume suo; cioè del sommo bene, poco s’imbianca; cioè poco s’illumina: imperò che poco vede lo intelletto umano, quando si lassa cadere a fare quello che non dee. Et in sua dignità; cioè di prima avuto, cioè nella perfezione prima, mai non riviene; cioè mai non ritorna, Se non riempie; ecco che manifesta che cosa è peccato; cioè mancamento e privazione di bene; e però, a volere sodisfare per lo peccato, conviene che si riempia la privazione del bene con ristoramento, dove colpa; cioè proceduta dal peccato, vota; cioè in quel luogo conviene essere lo ristoro, dove fu lo mancamento; e perchè nel peccato concorreno 2 l’atto, perchè seguita la privazione. e quello atto si fa con diletto, e così lo diletto conviene che si soddisfaccia contra lo mal diletto co la pena, e contra ’l mancamento del bene co l’operamento del bene, e però dice: Contra mal dilettar; cioè contra lo mal diletto, con iuste pene; cioè rispondenti per pari al diletto; e così appare la maggiore dell’argomento posto di sopra. Ora seguita la minore e la conclusione.
C. VII — v. 85-96. in questi quattro ternari lo nostro autore finge che Beatrice, continuando lo suo ragionamento, adiungesse a la maggiore posta di sopra la minore, e la conclusione; cioè: L’umana