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232 | p a r a d i s o vii. | [v. 40-51] |
a l’omo la divinità del Verbo, e per tanto lo Iddio Padre mandò 1 lo suo Figliuolo ad unirsi co la umanità. Seguita.
C. VII — v. 40-51. In questi quattro ternari lo nostro autore finge che Beatrice, continuando la sua ragione, conchiuse la soluzione del dubbio, dicendo così: La pena dunque; ecco che fa la conclusione, dicendo: Adunqua la pena che sostenne Cristo in su la croce, e però dice: che la croce porse; all’umanità di Cristo: imperò che la divinità non può sostener pena, S’a la natura assunta; cioè alla natura umana, che ’l Verbo Divino prese a sè, si misura; cioè la detta pena della croce se si misura a l’umanità di Cristo, Nulla, cioè pena, già mai sì iustamente morse; come la pena della croce l’umanità di Cristo. E così seguita che iusta fusse la pena de l’umanità di Cristo per lo peccato del primo uomo, che originalmente corruppe tutta la massa della umana spezie: sicchè umanità aveva offeso Iddio, dunqua umanità dovea sodisfare co l’obedienzia, portando pena de la disobedienzia e degli altri peccati che vi occorsono. — E così nulla; cioè pena, fu di tanta iniura 2; quanto fu quella della persona di Cristo nella quale erano due nature, cioè divina et umana, Guardando a la Persona; cioè avendo rispetto a la persona di Cristo, nel quale erano unite due nature, cioè divina et umana, che; cioè la quale, sofferse; cioè la pena della croce, In che; cioè nella quale persona, era contratta; cioè coniunta, tal natura; cioè umana. Però d’un atto; cioè d’una passione, cioè d’una persona, cioè del Verbo Divino col quale fu coniunta l’umanità per coniunzione ipostatica, sicchè due nature faceano una persona et uno subietto, uscir cose diverse; cioè la satisfazione per lo peccato d’Adam degnamente ne la natura umana, e l’obedienzia della persona degna a sodisfare a tale offesa. Iddio era stato offeso: imperò che era stato disobedito lo suo comandamento, l’uom puro non era sofficiente a sodisfar a tanta offesa, e però fu necessario tale persona; e così nella morte di Cristo si sodisfè all’offesa per persona conveniente e sofferse pena l’umana natura ch’aveva fatto lo peccato; sicchè quanto a Dio, che ricevè tale satisfazione per lo peccato da tale persona, piacque la morte di Cristo per osservamento di iustizia, e così iustamente fu punito lo peccato d’Adam; e questo piacque a Dio, et uscittene lo peccato dei Iudei che l’uccisono per invidia iniustamente, sicchè ben furno cose diverse, Ch’a Dio et ad Iudei piacque una morte; cioè la morte di Cristo piacque ai Iudei et a Dio; ma a Dio per iustizia, et a’ Iudei per invidia.