19Secondo il mio infallibile avviso,1
Come iusta vendetta iustamente
Fusse punita, t’ài ’n pensier miso;
22Ma io ti solverò tosto la mente,2
E tu ascolta: che le mie parole
Di gran sentenzia ti faran presente.
25 Per non soffrire a la vertù che vole
Freno a suo prode, quell’ om che non nacque,
Dannando sè, dannò tutta sua prole.
28Unde l’ umana spezie inferma giacque
Giù per seculi molti in grande errore,
Fin ch’al Verbo d’ Iddio discender piacque
31U’ la natura, che dal suo Fattore
S’era lungata, unio a sè in persona3
Coll’ atto sol del suo eterno Amore.
34Or drizza ’l viso a quel ch’ or si ragiona:
Questa natura al suo Fattore unita,
Qual fu creata, fu sincera e buona;
37Ma per sè stessa fu ella sbandita
Di paradiso: però che si torse
Da via di verità e da sua vita.
40La pena dunque che la croce porse,
S’ a la natura assunta si misura,4
Nulla già mai sì iustamente morse
43E così nulla fu di tanta iniura
Guardando a la Persona che sofferse,
In che era contratta tal natura.
46Però d’un atto uscir cose diverse,
Ch’a Dio et ad Iudei piacque una morte,
Per le’ tremò la terra e ’l ciel s’aperse.
- ↑ v. 19. C. A. Secondo mio
- ↑ v. 22. Solverò; dall’infinito solvere, comunissimo agli antichi. E.
- ↑ v. 32. C. A. allungata, unì
- ↑ v. 41. C. A. Se alla