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p a r a d i s o vi. |
[v. 127-142] |
consiglieri del conte, che erano di Provenza, che fecer contra lui;
cioè contra Romeo, disfamandolo innanti al conte, Non n’ànno riso;
ma anco n’ànno pianto: imperò che ne furno puniti dal conte che
furno dicapitati. e però mal cammina; cioè mal capita, Qual si fa danno; cioè qualunqua fa danno a sè, del ben fare altrui; cioè increscendoli che altri faccia bene e stroppiando chi fa bene. E
conta le grandi cose che fece Romeo: Quattro figlie ebbe; cioè, Ramondo Berlingieri, conte di Provenza ebbe quattro figliuole, e ciascuna regina: imperò che tutte e quattro furno maritate a regi,
come detto è, e ciò; cioè e tutto questo, li fece; cioè di maritare
queste quattro figliuole a regi, Romeo; cioè quello suo siniscalco,
che fu chiamato Romeo, persona umile: imperò che non fu persona
di lignaggio, e peregrina: imperò che andava in abito di peregrino
per lo mondo, et era straniero da Provenza. E poi; cioè dopo questo
sì grande bene, lui; cioè lo detto conte, mosser; cioè mossono, le parole biece 1; cioè le parole torte e falsamente dette dai Provenzali
invidiosi, A dimandar ragione a questo iusto; cioè a Romeo; e dice
questo, perchè l’anima sua era presente, secondo che finge l’autore,
beata sì che bene era iusta; et avendo rispetto al passato anco fu
iusta, Che; cioè lo quale, li; cioè a lui, cioè al conte predetto,
assegnò; quando li mostrò la ragione, sette e cinque; che son 12,
per diece; cioè gli assegnò, più che non credeva avere lo conte, lo
quinto; o vogliamo ponere lo numero determinato per lo indeterminato; cioè troppo più che non credeva avere ad avere. Indi; cioè
della corte del detto conte, partissi; cioè Romeo, mostrata la ragione, pover e vetusto; cioè povero: imperò che niente ne portò se
non la schiavina sua e ’l bordone; e vecchio: imperò che nel servigio del conte era invecchiato. E se ’l mondo; cioè gli uomini del
mondo, sapesse il cuor; cioè diritto e giusto, non vago di ricchezze;
ma solamente di bene operare, ch’egli ebbe; cioè Romeo predetto,
Mendicando sua vita; cioè accattando andando per vivere, a frusto a frusto; cioè a pezzo a pezzo di pane, Assai lo loda; cioè lo mondo
Romeo, e più lo loderebbe: imperò che ’l mondo solamente lo loda
del dispregio delle ricchezze 2; ma non lo loda dell’equità dell’animo che ebbe grandissima, sappiendo sostenere le ricchezze come la
povertà, et essendo povero per voluntà e non per forza, et essendo
di tanta iustizia e leeltà e d’industria, e sì esercitativo. E qui
finisce lo suo parlare Iustiniano, lo quale l’autore àe indutto a parlare tanto, per mostrare la natura dei mercuriali. E qui finisce lo
canto sesto 3, et incomincia lo settimo.
- ↑ Biece; bieche, per l’ usitata guisa di fognare l’ h in alcune parole. E.
- ↑ C. M. ricchezze, come la povertà,
- ↑ C. M. vi, e seguita lo settimo.