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p a r a d i s o vi. |
[v. 127-142] |
peregrino era saputo uomo, accortosi della mala masserizia che si faceva nella corte, udito lo debito del signore disposesi ad ovviare alla mala masserizia della stalla, prima dicendo a quello che era sopra la stalla ch’elli voleva, se gli piacesse, rimanere et aver cura dei cavalli: quegli fu contento, perchè poco se ne curava e perchè ne fuggia fatica. Questo peregrino incominciò ad avere cura dei cavalli e risparmiare la roba di quella che si gittava, et in poco tempo ebbe migliorato li cavalli et avanzato molta roba di quella che si gittava. Unde accortosi Ramondo conte che li cavalli erano fatti più belli, volse sapere la cagione; e veduto la bontà di costui, puosegli amore, e brevemente d’officio in officio, trovando che andava di bene in meglio, promovendolo, lo fece suo siniscalco maggiore della corte, e fu chiamato da tutti Romeo perchè in sì fatto abito v’era capitato. Et avendo costui ogni cosa in mano, ordinò con tanta cura e sollicitudine ogni cosa, che in breve tempo ebbe avanzato tanto tesoro, che tutte le terre impegnate ricolse, tutta la corte fornì di vagellarne d’ariento, e le gravezze e l’estorsioni che iniustamente si facevano ai sudditi cessorno, e quattro figliuole che avea lo conte maritò a quattro re di corona, cioè le due a due fratelli, cioè l’una al re Ludovico re di Francia, e l’altra a Carlo fratello del detto re Ludovico duca allora d’Angiò, poi re di Sicilia e di Puglia; l’altre due a due fratelli ancora, cioè l’una al re Arrigo d’Inghilterra, e la quarta al re Riccardo della Magna fratello del detto re Arrigo d’Inghilterra; e dopo questo raunò grande tesoro al detto conte, sicchè lo detto conte e lo suo contado era in migliore stato che mai fusse. E stando le cose in questa forma, lo inimico de l’umana natura fece nascere invidia tra li Provenzali cortigiani e consiglieri del conte di Provenza, e questo Romeo; unde incominciorno a dire al conte: Signore, questo vostro siniscalco àe cotanti anni trafficato lo vostro 1, sarebbe dovuto ch’elli vi mostrasse ragione delle cose amministrate per lui; e tanto a ciò lo sollicitorno, che’l conte chiamò un di’Romeo, e sì li disse ch’elli s’apparecchiasse a mostrargli ragione di quel ch’avea amministrato. Romeo rispuose che era apparecchiato a mostrargliele quandunqua voleva, lo conte non se ne curava; ma ciò dicea, per contentare quegli che di ciò lo stimulavano: era contento che lo indugio fusse grande. Ma Romeo accorgendosi della invidia che gli era portata, deliberandosi di non starvi più 2, disse che l’altro di’ liele voleva mostrare; e l’altro di’ poi menò lo conte nella camera sua
- ↑ Lo vostro; maniera ellittica la quale presso i classici ricorre sovente coi pronomi possessivi, dove riesce facile intendere la mancanza del sustantivo avere, negozio. E.
- ↑ C. M. starvi più, e però andò e disse ch’elli avea messo in concio, che l’altro di’ se li piaceva li volea mostrare la ragione, e così l’ altro di’ menò