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[v. 82-96] | c o m m e n t o | 203 |
Sabini insieme, quando furno uniti e confedarati insieme in quello luogo, dove furno pacificati dalle Sabine che introrno in mezzo quando combattevano; ma Tito Livio dice che Romulo fece lo tempio ad Iove Statore; e Numa Pompilio, che fu lo secondo re dopo Romulo dei Sabinesi nato, et in Sabino abitava, quando fu fatto re fece fare lo tempio di Iano con l’ordine, che detto è di sopra, perchè lo popolo lassasse la ferocità dell’arme e tornasse a vivere virtuosamente e sotto legge, che male si può fare quando le città ànno guerra. E nel reggimento suo stette serrata; e poi si levò la seconda volta nel tempo di Tito Mallio consule dopo la prima battaglia e guerra d’Africa; e la terza volta al tempo d’Ottaviano Augusto dopo la battaglia fatta contra Marco Antonio ad Accio, essendo posto tutto ’l mondo in pace: et in quel tempo nacque Cristo, e di questa terza clausura fa menzione qui, quando dice: Che fu serrato ad Iano; cioè a quello iddio chiamato Iano, il suo delubro; cioè il suo tempio: questo nome delubro è vocabulo grammaticale 1, e chiamansi delubra quegli tempi che avevano le fonti innanti, ne le quali si lavano li sacrifici e li sacrificatori.
C. VI — v. 82-96. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come Iustiniano, seguitando lo suo parlare, dice quello che fece la insegna dell’aquila per Tiberio figliuolo di Nerone minore della schiatta d’Appio Cieco, che fu terzo imperadore da Cesari successore d’Ottaviano Augusto, e di quello che fece con Tito Vespasiano, dicendo cosi: Ma ciò che ’l segno; cioè l’aquila, che parlar mi face; cioè lo quale segno fa parlare me Iustiniano, cioè che per sua cagione sono intrato a parlare, Fatt’avea prima; com’è stato detto di sopra, e poi era fatturo; cioè lo detto segno dell’aquila era che dovea fare per gli altri principi che ’l doveano portare, Per lo regno mortal; cioè per lo mondo che ene mortale quanto agli uomini et agli animali che tutti sono mortali, et anco quanto a sè che si debbe disfare quando piacerà a Dio; o vogliamo dire: Per lo regno mortal; cioè per lo imperio di Roma lo quale è mortale, che dè venire meno e già è venuto pur a’ di’ nostri, ch’à lui; cioè lo quale a quel segno dell’aquila, soiace; cioè sotto sta; o vogliamo intendere del mondo o dell’imperio, vero è che sotto sta all’aquila, siccome a segno del capo dello imperio, Diventa; tutto cioè, che àe fatto e che debbe fare l’aquila per lo romano imperio e per lo mondo, in apparenzia; cioè in vista, poco e scuro: imperò che non à tanta fama e non è sì grande, Se in mano al terzo Cesari; cioè a Tiberio figliuolo di Nerone e figliastro d’Ottaviano Augusto, lo quale non era ancora
- ↑ Grammaticale ; latino, ed appunto si deriva questo nome da deluere; lavare, torre via lavando. E.