76Quando la rota, che tu sempiterni
Desiderato, a sè mi fece atteso
Coll’armonia che temperi e discerni,
79Parvemi tanto allor del Cielo acceso
Dalla fiamma del Sol, che pioggia o fiume
Lago non fece alcun tanto disteso.1
82La novità del sono e ’l grande lume
Di lor cagion m’acceser un disio
Mai non sentito di cotanto acume.
85Onde ella, che vedea me sì com’io,
A quietarmi l’animo commosso,
Prima ch’a dimandar, la bocca aprio,
88E cominciò: Tu stesso ti fai grosso
Col falso imaginar, sì che non vedi
Ciò che vedresti, se l’avessi scosso.
91Tu non sei in terra sì come tu credi:
Mai fulgure, fuggendo ’l primo sito,2
Non corse come tu che ad esso riedi.
94S’io fui del primo dubbio disvestito
Per le sorrise parolette brevi,
Dentro ad un nuovo più fui irretito,
97E dissi: Già contento requievi3
Di grande ammirazion; ma ora ammiro
Com’io trascenda questi corpi levi.
100Ond’ ella, appresso d’ un pio sospiro,4
Li occhi drizzò ver me con quel sembiante,
Che madre fa sovra ’l figliuol deliro,
- ↑ v. 81. fece mai tanto
- ↑ v. 92. C. A. fuggendo al proprio sito,
- ↑ v. 97. Requievi; perfetto coniugato alla maniera latina, come audivi, givi, peccavi che scontransi nelle antiche scritture. E.
- ↑ v. 100. C. M. d’ uno pio