184 |
p a r a d i s o vi. |
[v. 43-54] |
lo quale ebbe lo figliuolo chiamato Cesone, lo quale era molto forte et animoso, e nella discordia che ebbono li patrici col popolo, battette uno dei tribuni del popolo; per la qual cosa fu mandato in esilio e condennato tanto, che ’l padre impoverito tornò a stare di là dal Tevere in una sua villa dove aveva uno suo podere che era quattro giugeri; cioè quanto in uno di’ possono arare 1 quattro iugi. E stando quine fu mossa guerra ai Romani da’ Sabini, e fu preso lo 2 Capitolio da li sbanditi sotto Appio Erdonio sabino, e con difficultà fu racquistata la rocca, mortovi uno dei consoli che avea nome Publio Valerio, lo quale fu sotterrato dello avere gittato in casa sua dal popolo per la grazia, ch’elli avea acquistata dal popolo per le sue buone opere, e fu ancora morto Erdonio sabino, principe degli sbanditi; e tutti questi mali avvenivano per la discordia tra li padri e ’l popolo. Avvenne anco poi che li Equi si mossono sotto Glacco Clelio loro duce contra li Romani, et andorno a predare in su quello dei Latini, e poi a Tusculo che è quella terra che si chiama ora Toscanella, e poi s’accamporno ne l’Algido, unde si mossene li consuli; e l’uno cioè Lucio Nauzio andò contra’ Sabini a fare vendetta del guasto che aveano dato ai Romani, e fe sì grande vendetta che l’danno ricevuto fu nulla a petto del dato. L’altro consule, cioè Lucio Minuzio 3, andò in Algido contra li Equi, e fu sì poco felice ch’elli si lassò rinchiudere in su uno colle dai nimici; unde venuta la novella a Roma reputandosi lo stato della republica in mali termini, piacque ai Padri di chiamare uno dittatore e fu chiamato Lucio Quinzio Cincinnato, lo quale aveva la sua terra di là dal Tevere; e levato dall’aratro e menato al palazzo, la notte pensò quello che dovea fare, l’altro di’ 4 comandò ch’ogniuno seguisse l’insenge portando vettovaglia per cinque di’, e dodici pali. E chiamato li officiali che si conveniva, andossene nel campo dei nimici, et espiato ogni cosa, di notte iunto là e riposato un poco, la gente, comanda che suonino gli strumenti bellici, onde li nimici di ciò spaventati, non sapeano che farsi o se andassono a quelli che si sentiano d’intorno, o se andasseno da quelli che erano assediati; e quelli che erano assediati sentendo li stromenti, credendo quello che era; cioè che fusse venuto lo loro soccorso, si misseno fuora del campo et assalittono li nimici, e li nimici intesono a combattere con loro. Et in quello mezzo lo dittatore fece fare gli fossi e gli steccati intorno ai nimici; unde volendo li nimici farsi a loro non potettono, unde convenne che si dessono al dittatore, salve le persone, perduto l’avere; unde tutti li lassò andare, messoli sotto ’l
- ↑ C. M. possono lavorare
- ↑ C. M. lo capitulo
- ↑ C. M. Minuzio in Algido cavalcò contra li Equi,
- ↑ L’ altro di’; nell’ altro di’, nel di’ appresso o vegnente. E.